In Europa sempre più obesi: i numeri preoccupanti
L’obesità è una patologia caratterizzata da un accumulo di peso tale da poter compromettere lo stato di salute del soggetto. Il metodo più semplice e veloce per classificare la condizione metabolica degli individui è il calcolo dell’indice di massa corporea o BMI (Body Mass Index), che è ottenuto dividendo il peso in kg per l’altezza elevata al quadrato. Un individuo è considerato normopeso se il BMI è tra 18,5 e 25; tra 25 e 30 viene classificato come sovrappeso e sopra il 30 il soggetto è obeso.
Negli ultimi anni si è verificata una vera e propria epidemia di obesità. Tale patologia si sta diffondendo sempre più velocemente nei Paesi occidentali soprattutto all’interno dei ceti sociali medio-bassi. Infatti, il cibo spazzatura è disponibile in abbondanza e ha un costo decisamente inferiore rispetto agli alimenti più salutari come frutta, verdura o pesce: di conseguenza, la popolazione è propensa ad adottare una dieta e uno stile di vita poco salubri. In Europa, la prevalenza dell’obesità è triplicata dagli anni Ottanta a oggi ed è al momento considerata uno dei pericoli più significativi per la salute nel mondo occidentale. Nel 2016, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia il 58,5% della popolazione adulta era sovrappeso e circa il 20% era obesa.
Un problema ancora più rilevante al giorno d’oggi è l’obesità infantile. In Europa, circa un bambino su tre è sovrappeso. In Italia, il 12,5% dei soggetti tra i 5 e i 19 anni sono sovrappeso o obesi. La condizione di obesità infantile è particolarmente preoccupante e compromette in modo significativo la futura qualità di vita del bambino. Infatti, le patologie collegate all’obesità sono croniche e causano danni che con il passare degli anni si accumulano progressivamente. Quanto prima si instaura l’obesità, tanto più gravi sono le complicanze insorte nel soggetto. Oltre alle problematiche puramente mediche, vanno considerate anche le conseguenze sociali ed emotive. Per esempio, è stato scoperto che i bambini sovrappeso o obesi hanno una probabilità quattro volte maggiore di avere un basso rendimento scolastico rispetto a soggetti normopeso della stessa età.
Come è ormai noto, l’obesità è associata a numerose condizioni croniche che nell’insieme vengono definite «sindrome metabolica». La sindrome metabolica raccoglie una serie di modificazioni che sono molto spesso associate tra loro, in quanto sono probabilmente tutte dovute a un’alterazione di fondo. Le più importanti sono il diabete e l’eccesso di colesterolo e trigliceridi, che portano allo sviluppo di placche aterosclerotiche. Inoltre, solitamente, queste condizioni sono accompagnate dall’ipertensione e tutto ciò aumenta enormemente il rischio di avere problemi cardiovascolari, in particolare l’infarto.
L’obesità non ha un’unica origine, ma è una malattia definita multifattoriale, cioè determinata da molteplici concause. Ovviamente il principale fattore scatenante è lo stile di vita e il tipo di alimentazione, ma sono coinvolti anche predisposizione genetica, fattori economici e culturali. La comunità scientifica auspica un’implementazione dei meccanismi preventivi, che si concentrano soprattutto sull’educazione a un’alimentazione corretta. Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto numerosi progetti per diffondere tale messaggio su larga scala. Purtroppo, però, se ne parla ancora troppo poco e la popolazione generale non percepisce il reale rischio che si cela dietro questa patologia.
Sono una studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino.
Scrivo principalmente di argomenti scientifici, tentando di divulgare ciò che più mi appassiona.