Giuseppe Stoppiglia, 50 anni da prete controcorrente

10603328_10205210912259371_9192707733538344928_n

[dropcap]C[/dropcap]i sono certi preti che sembrano fatti apposta per farti cambiare religione, quelli che non desiderano altro che far sfoggio della loro preziosa teologia; spesso quando sento le loro prediche mi sale la bile o, nel migliore dei casi, mi cala l’abbiocco. E poi c’è don Beppe Stoppiglia, il presidente di Macondo, associazione che si occupa di comunicazione e fratellanza fra più culture. Non so dirvi quanti anni fa l’ho visto per la prima volta, ma sono rimasta sconvolta. Lui non sembra un prete, proprio no, i capelli bianchi al vento e una folta, foltissima barba. Dice cose strane, che Dio non è legge, ma Amore; che in principio non c’era il peccato originale, ma la gioia; che si può bestemmiare, quando la bestemmia è il grido di dolore degli operai. Dice tante cose, ma l’acustica della chiesa di Bassano del Grappa (Vicenza) è pessima. L’hanno chiamato in molti modi, fra cui «comunista». Quando dai cibo a un bimbo di strada ti chiamano santo, quando dici che quel bambino ha fame perché è oppresso da gente arrogante ed egocentrica, allora storcono il naso e ti chiamano comunista. Manco a dirlo, non gli piacevano i metodi educativi del seminario, era uno spirito libero lui. Nel 1974, mentre tutta la Chiesa era contro il divorzio, lui era favore. Don Beppe è uno che rema controcorrente per sentire il vento. Sabato scorso festeggiava i cinquant’anni dalla sua ordinazione sacerdotale e lui perde qualche colpo ma non troppi, sorprende che in tutto questo tempo non l’abbiano scomunicato, certo se fosse vissuto un po’ di tempo fa l’avrebbero messo al rogo senza troppi complimenti. La sua festa è stata bellissima, sembrava di stare a un matrimonio. Macondo non poteva avere un presidente migliore, che dice «non avere paura dello straniero, potrebbe essere un angelo» (poi magari no, aggiunge). Lui lo sa, è stato in Brasile un sacco di tempo, e il Brasile è pieno di stranieri. Accanto a Macondo, c’è Madrugada, una rivista trimestrale che si occupa di solidarietà, lotta alla povertà e di grandi temi che sconvolgono il mondo. Il nome è intraducibile in italiano, madrugada è quella parte della notte, di solito fra le tre e mezza e le cinque del mattino, precede l’alba, annuncia la luce, ma nello stesso tempo è l’ora più buia.