L’eutanasia distingue un paese civile da uno Stato liberticida
Ieri Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo, è morto in Svizzera, scegliendo «di andarsene rispettando le regole di un paese non suo», per usare le parole del radicale Marco Cappato, che lo ha accompagnato nel suo lungo viaggio. Dj Fabo era dal 2014 cieco e tetraplegico, in seguito a un incidente stradale. Oggi Cappato andrà ad autodenunciarsi, e per lui si profila l’ipotesi di reato di «aiuto al suicidio», sì perché la legge italiana non permette ai propri cittadini di accompagnare una persona a compiere l’eutanasia in Stati dove è permessa.
«Hitler almeno i disabili li eliminava gratis», è stato il pronto commento di Mario Adinolfi sulla questione, in un post su Facebook che sembra poi essere stato cancellato: «Non fatevi fregare. Non volete l’inferno», concludeva il giornalista, riferendosi a una nazione in cui c’è una «finta “scelta” tra curare i sofferenti con centinaia di migliaia di euro all’anno o finirli con una iniezione».
Ora, il dibattito sull’eutanasia è questione spinosa e molto delicata ma gente come Adinolfi deve solo tacere e non mettere il naso nella sofferenza altrui, soprattutto perché non ha la minima idea di come abbiano vissuto Antoniani e i suoi cari negli ultimi anni. Vivere degnamente significa anche morire degnamente, per riprendere il motto della clinica dove dj Fabo ha posto fine alle proprie sofferenze e alla sua non-vita.
Nessuno, e dico nessuno, ha il diritto di giudicare l’esistenza di qualcun altro come soddisfacente o insoddisfacente, l’unica cosa da fare è affidarsi al giudizio di chi un’esistenza la vive sulla propria pelle ogni giorno. Se Adinolfi (ma anche Gasparri che ha definito l’intervento di Cappato «propaganda» e «il palco di un partito») vuole dire la sua, si aspetti reazioni piene di rabbia perché si tratta di una questione che può toccare ognuno di noi, e che quindi ci vede tutti coinvolti. Porre fine alla propria vita, quando la si ritiene un’esistenza non più degna di essere vissuta, significa esercitare un diritto sacrosanto, significa appropriarsi di una libertà che nessuno ci può togliere, quella di autodeterminarsi, soprattutto in contesti e condizioni tragici e critici.
È vergognoso che nel 2017 l’Italia, considerato forse a torto un paese civile, non permetta ai propri cittadini di esercitare un diritto inalienabile e che li costringa a pagare cifre da capogiro per andare a porre fine alle proprie sofferenze all’estero. Vivere in paese medievale e cattolicamente bigotto, arretrato e liberticida come l’Italia è una vergogna per chiunque abbia a cuore i diritti e il benessere propri e altrui.
La storia di dj Fabo può raccontare solo di sconfitti: Antoniani stesso che ha dovuto andare all’estero per smettere di soffrire, Cappato che dovrà rendere conto alla giustizia per averlo aiutato, tutti gli italiani che sono favorevoli a una legge che permetta l’eutanasia e soprattutto a essere sconfitto è il buon senso, che dovrebbe evidenziare come sia doverosa una legge che dà un diritto senza togliere niente a nessuno.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Un commento su “L’eutanasia distingue un paese civile da uno Stato liberticida”