L’intervista. Sgarbi: l’arte serve a far sentire meglio le anime
Discusso, amato e odiato, Vittorio Sgarbi è senza dubbio il più famoso critico d’arte italiano. Le mostre che ha organizzato sono sempre riuscite a valorizzare il nostro patrimonio artistico. L’ultimo suo progetto consiste nel portare in giro per l’Italia uno spettacolo dedicato a Caravaggio.
A Otto e Mezzo ha parlato di come «non ci sia niente di più morto del linguaggio della pittura e di come siamo del tutto inconsapevoli di una quantità sterminata di opere d’arte». Secondo lei come mai al giorno d’oggi la pittura viene così trascurata e abbandonata e cosa si potrebbe fare per incentivarla?
Beh no, non è trascurata. Ci sono milioni di persone che dipingono e sono amatoriali, insomma modesti. Ci sono grandissimi artisti, che non ti nomino. La sensibilità viene associata con la pittura, è una transizione in preparazione alla fotografia, ai graffiti sui muri: è una prassi che discende dal patrimonio esistente e ha un livello nuovo. Moltissimi ignorano il passato e ignorano il futuro.
Per poter apprezzare a fondo un’opera d’arte bisogna averla studiata in maniera approfondita oppure si può capirla ugualmente senza nessuna conoscenza di base, in modo per così dire immediato?
Non c’è una risposta univoca. Una ragione o l’altra sono entrambe uguali.
Che cosa si potrebbe fare per far avvicinare i giovani all’arte? Forse si dovrebbe farla studiare maggiormente nelle scuole?
Sì, però l’arte è poi legata a una valutazione oggettiva dei valori dell’arte, e poi c’è anche quella legata al piacere e al gusto personale: per cui non si può imporre la bellezza. La bellezza dev’essere scelta.
È quindi la persona a dover scegliere di seguire l’arte e di approfondire la conoscenza artistica?
Sì.
Oggi porterà a Padova Caravaggio, qual è il motivo di questa scelta?
È il pittore più moderno che esista, quello che ci fa sentire suoi contemporanei. C’è la contemporaneità ideale di Raffaello che porta davanti a noi una verità come fosse avvenuta adesso. C’è una forza: le ombre, le luci e la potenza dei personaggi.
Quale pensa sia il messaggio più importante che traspare dai dipinti di Caravaggio e quale pensa siano le caratteristiche che potrebbero colpire maggiormente gli spettatori? La luce? L’espressività?
Le opere d’arte non servono nient’altro che a far sentire meglio le anime che incontrano quindi, se uno ci arriva bene, altrimenti poi se le perde.
L’opera quindi parla già di per sé e sta allo spettatore capirla al meglio…
Beh, l’opera parla a diversi livelli. C’è un livello immediato in cui può apparire appunto gradevole, poi c’è un livello di approfondimento, ma qui occorre studiare e capire, ma non è obbligatorio insomma. Bisogna immaginare che ci sia un dogma nell’arte. Rimane il modo di vedere più bello del mondo: se uno vuole vederlo brutto, continua a vederlo brutto.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.