Intervista a Parenzo: «L’Ue, il capro espiatorio dei sovranisti»
David Parenzo, giornalista ha condotto programmi televisivi e radiofonici tra cui «In onda» con Luca Telese, «Fuori onda» con Tommaso Labate e la nota trasmissione «La Zanzara» su Radio24 con Giuseppe Cruciani. Con il libro «I Falsari» cerca di accompagnare il lettore nella conoscenza delle istituzioni europee e di smascherare le bufale che vengono diffuse ogni giorno.
Nel suo nuovo libro «I Falsari», emerge uno scenario nel quale le nuove forze politiche sembrano voler mettere fine al progetto dell’Unione Europea. Vi è una motivazione precisa per un tale astio, oppure l’UE è stata usata solamente come capro espiatorio?
Entrambe le cose. Da una parte, come ho scritto nel libro, l’Unione Europea è il nemico perfetto per i sovranisti, che sono stati in grado di costruire un racconto molto forte e apparentemente convincente. In realtà, dire «è colpa dell’Europa» non vuol dire niente. L’Europa siamo noi, la commissione europea e i commissari europei, come ho spiegato nel libro, vengono eletti e nominati, e sono sempre gli stati, cioè i governi democratici, che dettano le linee politiche. Una prima truffa è quella dovuta al racconto secondo cui è colpa dell’Unione, come se quest’ultima fosse un ente astratto. Invece vi è un parlamento, eletto dal suffragio universale, che rappresenta 500 milioni di cittadini, vi è la commissione europea che è l’organo esecutivo, e il consiglio europeo, la così detta Europa degli stati, dove quest’ultimi sono rappresentati. Spesso sono i governi dei singoli stati che frenano e bloccano l’Unione Europea e sono gli interessi delle singole nazioni il vero ostacolo.
Inoltre, quando si parla dei burocrati europei, si parla di circa 50 mila funzionari, che sono pari a quelli che governano il comune di Roma, che ha quasi 46 mila burocrati.
Lo spreco di risorse dové? A Roma o a Bruxelles?
Questa concezione dell’Europa è stata perpetrata solamente grazie ai social, alle fake news e alla memoria corta degli italiani, oppure le istituzioni europee hanno commesso effettivamente degli errori?
Non ci sono solo le fake news, a quest’ultime si è sovrapposta la distanza tra le istituzioni europee e il cittadino. Un organo di governo tanto più è lontano dal cittadino, tanto più è percepito con paura e come poco presente. Infatti, è sufficiente pensare all’altissimo grado si partecipazione che si ha quando si elegge un sindaco: questo succede perché viene eletta una persona della propria città che 9 volte su 10 si conosce o si ha visto. Tanto più ci si allontana dal luogo della decisione, tanto più sembra ci sia un potere lontano e corrotto. Allora è evidente che i sovranisti hanno giocato su questo equivoco, su questo «spettro di Bruxelles», città dove ci sono le istituzioni europee, e dove ci si chiede cosa succede.
Oggi Salvini ha ripreso la narrazione che Bossi raccontava nel 92-93, e l’ha semplicemente adattata ai tempi alla contemporaneità. Infatti, come spiegato nel libro, così come Bossi parlava di Roma ladrona, così oggi Salvini ha ripreso quel racconto dicendo che è colpa di Bruxelles.
Se si dovesse fare un bilancio fino a questo momento, quanto l’Europa ci limita e quanto invece ci aiuta?
Non ci limita in nulla. Per esempio, le quote latte erano un principio di governo del mercato, e sono state la più grande truffa della Lega, che ha sobillato alcuni allevatori che non hanno rispettato la produzione stabilita.
Per prima cosa all’Europa manca un ministro delle finanze europeo e un fisco europeo unico, quindi ci vuole più Europa, non meno. Si accusa l’Europa di non intervenire nella politica economica: è falso, e il tema delle quote latte in realtà spiega bene tutto il meccanismo della truffa. Le quote non sono un problema, ma sono uno strumento per regolare un mercato di 500 milioni di persone, fatto di agricoltori sparsi in tutta Europa, ai quali vengono versati soldi diretti che arrivano da Bruxelles. Le quote ci sono semplicemente per evitare che vi siano delle bolle speculative e che la creazione di troppo latte abbassi o alteri il prezzo di mercato. La vicenda delle quote latte è emblematica, perché pochi agricoltori, soprattutto del nord, hanno fatto i furbi producendo più latte di quello che avrebbero dovuto, e i governi, in particolare del centro destra, li hanno appoggiati e hanno pagato per conto degli agricoltori le multe che l’Europa aveva messo, e ora la corte europea di giustizia ha condannato l’Italia per averle pagate.
L’unico dubbio che rimane è forse dovuto a qualche manovra di austerità che probabilmente non ha giovato…
Tutti governi, in particolare quello Monti, hanno contrattato con l’Europa e non hanno attuato il famoso vincolo di bilancio, dov’é l’austerità? L’UE ci dice semplicemente una cosa: che si può fare quello che si vuole, come il reddito di cittadinanza o quota cento, ma che non si possono fare delle riforme a debito. Infatti, in quali mani è il debito italiano? Nel libro viene spiegato che il debito pubblico non è solo nelle tasche degli italiani, ma c’è anche qualcuno che lo ha comprato, ovvero la Banca Centrale Europea assieme ad alcune banche private. Allora ecco perché gli stati non sono interamente sovrani e perché la questione della riduzione del debito rende lo stato più solido e indipendente. L’Italia non ha mai avuto vere politiche di austerity, ma alcuni governi che hanno avuto, secondo me, il merito di attuare delle politiche di rigore e di bilancio.
Che ruolo hanno avuto in questo scenario quelli che lei chiama nel libro i «maledetti sovranisti»?
Hanno avuto un ruolo determinante nel raccogliere i frutti della crisi economica.
I sovranisti sono stati furbi e sono maledetti anche per questo, perché hanno cavalcato il grande dramma della povertà e del divario sociale, che esiste non per colpa dell’Europa, ma per colpa di una politica economica che dura da anni e di una crisi economica che l’Italia ha sentito più di altri stati. Quindi la risposta alla crisi sono i sovranisti, che propongono delle ricette apparentemente in tutela, ma che in realtà potrebbero produrre solo un disastro, l’autarchia alimentare e la fine dell’export. È propaganda, pura propaganda che però funziona.
Lei collabora anche come co-conduttore nel programma radiofonico La Zanzara assieme a Giuseppe Cruciani. In base a ciò che emerge durante la trasmissione, secondo lei qual è il clima che aleggia attualmente in Italia e quale scenario si prospetterà secondo lei dopo le elezioni europee?
Il Paese è migliore di come viene rappresentato alla radio o nei media. Esiste quella pancia del paese, e questa viene ogni giorno titillata dal ministro dell’interno che indossa una felpa, che mangia una pizza con l’aglio e tiene 46 migranti in ostaggio in una nave, ma questa parte di paese non è la maggioranza. C’è un paese arrabbiato, c’è un paese che ha voglia di avere delle risposte, ci sono persone che effettivamente non arrivano alla fine del mese, ci sono delle aziende che sono in grande crisi e ci sono le periferie che da anni aspettano di avere delle risposte. Quindi ci sono persone arrabbiate, e hanno ragione ad esserlo, che allora si rivolgono a quello che io chiamo «il cattivismo risolutore», quello che crede che basti un «vaffa» o un tweet con un fucile in mano per risolvere il tema dell’immigrazione: ma come sappiamo non è così. Le elezioni europee vedranno un grande risultato della Lega, che è in forte crescita, ma questo accadde anche a Matteo Renzi che prese il 41% alle elezioni europee e poi finì come finì. Il consenso oggi è molto più labile di una volta e si consuma in modo rapido.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.
Il capro espiatorio era un capro utilizzato anticamente durante i riti con cui gli ebrei chiedevano il perdono dei propri peccati nel Tempio di Gerusalemme. Il nome deriva dal rito ebraico compiuto nel giorno dell’espiazione (