Note a margine sulle esecuzioni dell’Isis
La notizia è di ieri: il pilota giordano finito nelle mani dell’Isis è stato arso vivo e, naturalmente, il video della mostruosa esecuzione è stato immediatamente diffuso sul web. Come spesso accade in questi casi – e con il «Califfato» ci stiamo purtroppo facendo l’abitudine – gli organi di informazione si trovano davanti ad un drammatico dubbio: dare la notizia in modo completo, mostrando quindi anche il video dell’esecuzione, oppure censurare parzialmente la notizia raccontando quanto accaduto ma evitando di mostrare le sconvolgenti immagini della morte del pilota. Lasciamo stare coloro che decidono di mostrare il video censurando le parti più cruente: fare questo significa non fidarsi del lettore. Se ben avvisato di ciò che sta per vedere, il lettore dev’essere responsabile delle proprie azioni: se decide di visionare un video in cui un uomo viene arso vivo, vuol dire che è pronto a vedere tutto. O almeno così dovrebbe essere.
Noi una posizione la prendiamo, senza alcuna nota di biasimo per chi decide di intraprendere l’altra strada: a parte il fatto che noi, per le ragioni che avevamo già spiegato alcuni mesi fa, ci occupiamo poco di cronaca estera – e quindi anche di Isis –, in ogni caso non vi forniremo mai il link per vedere l’orribile morte di un uomo. Non lo facciamo per «tutelare» il lettore: ognuno ha il diritto di cercare – e di trovare – sul web quello che desidera (nel rispetto della legge ovviamente); la ragione che ci spinge a ciò è che, a nostro parere, mostrare e diffondere uno dei video partoriti dalle menti malate dell’Isis significa far loro pubblicità, che è quello che cercano. Pensiamoci un attimo: perché il «Califfato» diffonderebbe i video delle esecuzioni degli occidentali, se non per scatenare terrore? Non saremo certo noi a fare la differenza, però a questa campagna mediatica di terrorismo non intendiamo partecipare.
Tito Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia