Con «Joanne» Lady Gaga riesce a stupire per la sua semplicità
Joanne
Lady Gaga
Interscope records – 2016
Dopo un allontanamento dai tormentoni dance/pop, un album jazz con Tony Bennett, un ruolo da protagonista nella serie American Horror Story, la depressione e la fine di una relazione, miss Germanotta è ritornata con un nuovo album pop molto diverso dai suoi lavori precedenti.
Se «The Fame» raccontava la scalata al successo di una ragazza giovane e spregiudicata, se «The Fame Monster» rappresentava il lato oscuro della fama, se «Artpop» era stato una sorta di manfiesto artistico e musicale, «Joanne» è innanzitutto il racconto di una grande sofferenza interiore.
Il titolo dell’album rimanda al secondo nome di Lady Gaga, all’anagrafe Stefani Joanne Angelina, nonché al nome di sua zia, morta ad appena 19 anni nel 1974, ben prima che Stefani nascesse. La traccia omonima è dedicata a lei.
Tutto il disco è denso di riferimenti autobiografici e affronta temi come la solitudine, la fine di una storia d’amore (Dancin’ in Circles, Perfect illusion, Million Reasons, John Wayne), o la colpa (Sinners Player); in Diamond Heart, una delle tracce più simili ai lavori precedenti, c’è un accenno a uno stupro, tema già affrontato dalla cantante nella toccante Till it Happens to you, scritta proprio per essere la colonna sonora di un documentario sulla frequenza degli episodi di violenza nei college americani.
L’unica collaborazione presente nel disco è Hey girl, un duetto con Florence Welch: viste le doti canore di entrambe, ci aspettavamo una ballad, o almeno un pezzo più strutturato di una canzone musicalmente banale, pur con un testo femminista, su quanto sia importante per le donne sostenersi a vicenda.
La vera forza di «Joanne» sta nei testi, tutti scritti dalla stessa Lady Gaga, e nelle parti canore: quella che si sente è davvero la sua voce in tutta la sua capacità comunicativa, priva di autotune o postproduzione (a parte nel caso, palese, del brano John Wayne). Dal punto di vista musicale si è affidata ai produttori Mark Ronson, BloodPop e Redone, che hanno creato un sound sicuramente diverso da ciò che Lady Gaga ha prodotto finora, ma di certo non particolarmente originale né innovativo. Lady Gaga ha cambiato il mondo della musica pop, non cambierà certo quello del funky o del country-blues con questo lavoro. Non è nemmeno un suo obiettivo. Nel complesso «Joanne» è un disco ben strutturato, organico, di qualità, con meno brani «mordi e fuggi» rispetto ai precedenti. Lady Gaga si conferma l’artista più camaleontica della scena musicale. Se finora ci aveva abituati all’eccesso, ora è riuscita a stupirci di nuovo: con la semplicità.
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