Kasparov, il re degli scacchi
«Al livello più alto, gli scacchi sono un talento per controllare cose prive di relazione. È come controllare il caos».
Garri Kimovič Kasparov, uno tra i più forti giocatori di scacchi del ventesimo secolo, insieme allo statunitense Robert James Fischer.
Kasparov, nato a Baku il 13 aprile 1963, è dal punto di vista tecnico un giocatore perfetto. La ricerca costante, ossessiva e continua di varianti uniche e impossibili da immaginare. Ad appena 12 anni è già campione di Russia Junior e a soli 14 anni diventa il più giovane Grande Maestro di sempre.
Il 1984 è un anno che passerà alla storia per gli appassionati mondiali di scacchi: scontro tra titani tra l’allora campione del mondo Anatolij Karpov e il giovanissimo Garri. Karpov era noto per il suo gioco passivo, al contrario di Kasparov con il suo stile aggressivo e offensivo. Lo scontro inizia il 10 di settembre a Mosca e, Karpov, sfruttando le paure del giovane Garri, riesce a portarsi senza troppa difficoltà sul 4-0. A questo punto entra in gioco la follia di Kasparov che prende il sopravvento su ogni possibile barlume di raziocinio e, il giovanissimo scacchista, punta tutto sulla patta, portando all’esasperazione fisica e mentale l’avversario: seguono 17 pareggi consecutivi. La lotta continua, imperterrita ed estenuante, nessuno dei due molla. Si arriva alla partita 48 con il risultato di 5 a 3 in favore di Karpov; è l’8 febbraio 1985, i due campioni hanno dato tutto sulla scacchiera , stravolgendo anche il calendario scacchistico che, di fatti, si fermò solo per loro. Una battaglia di mesi che porta Karpov a perdere 10kg e Kasparov a perderne 5. Come tutti gli avvenimenti storici che si rispettino, il colpo di scena: il presidente della FIDE, Florencio Campomanes, comunica la fine del match, senza nessun vincitore. La decisione è contestata soprattutto da Kasparov che, in più di un’intervista accusa Karpov di aver preso accordi segreti con Campomanes. Lo scontro tra i due è quindi rimandato e di soli pochi mesi.
A Mosca, nel settembre 1985, si tornano a sfidare con regole molto più restrittive (viene posto il limite massimo di 24 partite) e questo è l’anno della consacrazione: Kasparov, a soli 23 anni, è campione del mondo dopo aver battuto 13-11 proprio il rivale Karpov.
Inizia il regno di Kasparov che vince tutto e sempre.
Nel 1996 accetta la sfida contro un elaboratore prodotto dalla IBM, il Deep Blue, e, anche qui, riuscirà ad imporsi con il risultato di 4-2.
Nel 1997 una versione più aggiornata del computer, Deeper Blue, lo vede però uscire sconfitto. L’ultima partita, persa in meno di venti mosse e definita dallo stesso campione come la «peggiore partita della sua carriera», lo porta a polemizzare con la IBM. Kasparov ritenne che il calcolatore fosse sensibilmente migliorato nel corso delle sfide e richiede i tabulati della sfida. La IBM però rifiutò la richiesta non rispettando il contratto stipulato prima del match.
È lui il più forte e nel 1999 lo dimostra ancora. Questa volta la sfida è contro il Resto del Mondo (World Team, 58mila giocatori che scelgono le mosse per votazione). La partita ha inizio il 21 giugno e, dopo 62 mosse, termina il 22 ottobre 1999 con la vittoria incontrastata del campione russo.
Il regno di Kasparov finisce nel 2000 quando viene sconfitto da un altro russo, il giovane Vladimir Kramnik. Nel 2005 annuncia il ritiro ufficiale dalla scena scacchistica mondiale e cambia vita buttandosi in politica contro il presidente russo Vladimir Putin. Il suo impegno politico lo porta più volte a essere arrestato, prima nel 2007 e poi nel 2012.
Genio e follia, questo è stato Garri Kasparov sulla scacchiera. Per gli amanti di questo gioco, principesco e sopraffino, le sue partite sono una costante dose di sorpresa e meraviglia: la previsione di varianti difficilissime e sacrifici impossibili che solamente un genio può generosamente concerderci di assistere.
Emiliano, nato nel 1993, con un occhio di riguardo per gli ultimi di questo mondo e la musica di Fabrizio De André nel cuore.
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