Lara Comi, la berluschina
Lara Comi, 32 anni compiuti un mese e mezzo fa, ha iniziato la sua attività politica nelle fila di Forza Italia nel 2002, come portavoce del partito a Saronno. E in Forza Italia è rimasta. Peccato che abbia ampiamente superato la minuscola realtà del comune lombardo: da 6 anni occupa un posto al parlamento europeo. Ci occupiamo di lei, pur preferendo in genere personaggi di caratura maggiore, in risposta ad alcuni tweet ricevuti nei giorni scorsi. Ne riportiamo qualcuno, per mostrare al lettore da dove muove il nostro ragionamento: ad un mio commento – abbastanza duro, lo ammetto – sulla nostra, tale Tony Cosima ha risposto «È comprensibile l’imbarazzo di Tito Borsa», ricordandomi che la Comi a 28 anni è stata «votata dai suoi colleghi europei come migliore parlamentare per il mercato interno e la protezione dei consumatori»; alle mie perplessità circa il dubbio nesso che intercorre fra età e merito, un certo Lorenzo Liga ha inizialmente risposto «Tito Borsa dimostri di non seguire la politica; Lara Comi è la più giovane vicepresidente del Ppe» e poi, in un italiano abbastanza contorto che qui tentiamo di sciogliere, «Raggiungere traguardi importanti con impegno&lavoro prima della media sì, è un merito».
Innamorata di Silvio, anche la Nostra è facile alle calunnie: nel novembre 2014 è stata condannata a risarcire 30mila euro di danni all’ex sindaco di Ferrara Roberto Soffritti perché, durante la puntata di Servizio Pubblico del 24 gennaio 2013 (a poche settimane dalle elezioni), ha affermato che il sindaco – nonché candidato con il partito di Ingroia – è «persona poco limpida», «con un background di tipo mafioso» e poi è un «condannato» (per cosa, lo sa solo lei). Ovviamente, candidamente convinta di essere dalla parte del giusto, si era appellata alla propria immunità da europarlamentare; fortunatamente poi il giudice ha stabilito che non ci fosse un nesso fra il reato e l’attività politica della Comi.
Andiamo avanti con la nostra cronistoria citando qualche perla della Lara azzurra: «Non è essenziale, in tempi di crisi, il reato di falso in bilancio»; «“Bisogna abbassare le tasse e farle pagare a tutti”, belle parole ma dopo come si fa?», forse punendo veramente chi non le paga. Rimarrà nella storia un suo litigio in diretta su La7 con il giornalista del Fatto, e attuale vicedirettore, Stefano Feltri: quest’ultimo si era permesso di farle notare che «Lei non può parlare contemporaneamente di evasione fiscale e di Berlusconi appoggiando entrambi». La risposta è kafkiana: «Mi scusi se l’ho colpita (si riferisce ad un episodio avvenuto poco prima, ndr) mostrando la sua ignoranza sul parlamento europeo». La connessione fra le due frasi è assente. Poco dopo rincara la dose (parlando sempre a Feltri): «Il suo giudizio su di me rimane fazioso e soggettivo. Preferisco ricevere critiche costruttive da chi rimane in modo (?) bipartisan». A parte il fatto che un giudizio è per sua natura soggettivo e pure fazioso, se intendiamo con questo termine qualcosa «privo di obiettività», anche qui la berluschina ha dimostrato di non saper esprimersi. E, visto il lavoro che fa, è grave. Alle Europee dell’anno scorso Lara Comi ha ricevuto più di 80.000 voti: evidentemente in Italia è meglio essere belli che apparire intelligenti.
P.S. Il lettore curioso di voler sapere altri aneddoti su Lara Comi li trova tutti su Google.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
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