La Costituzione: articolo 5

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Che la Repubblica Italiana non sia uno Stato Federale, questo è certo. Che sia uno Stato unico e unito, lo è ancora di più.

Ma in quest’articolo si parla di una cosa molto cara ad alcuni partiti politici e al centro di feroci dibattiti economici e sociali: le autonomie.

Ohibò, lo Stato è unico e indivisibile, cosa sono le autonomie?

L’articolo 5 sembra un articolo marginale, del resto chi se ne frega della autonomie quando ci sono situazioni ben più urgenti. Eppure non è come sembra: l’articolo 5 stabilisce una forma mentis molto importante in questo periodo storico, interessando la transizione da autonomie, Stato e formazione di un’Unione Europea.

Per capire questo dobbiamo evidenziare la differenza tra Stato Federale e Stato di autonomie, piuttosto semplice in realtà. Lo Stato Federale per eccellenza sono gli Stati Uniti (notate come si passa facilmente dalla terza persona singolare alla prima plurale), composti da 50 Stati con le proprie organizzazioni statali; tuttavia, un organismo supremo sancisce un’unione tra questi Stati in materia economica, finanziaria, di politica estera, di difesa (se il Kentucky decide di far guerra all’Argentina, l’Ohio deve essere d’accordo).

Il nostro articolo 5, invece, promuove le autonomie: gli enti locali, dunque, hanno la possibilità di organizzarsi politicamente, amministrativamente, finanziariamente.

Possiamo ben capire che, paradossalmente, le autonomie locali hanno molto più potere rispetto agli Stati Federali: le prime possono addirittura, con le proprie leggi, porre dei limiti alla legislazione nazionale; i secondi, invece, sono partecipi della vita politica, possono revisionare la Costituzione, ma sono molto legati ai sistemi decisi da Washington e suoi subordinati.

Il famoso federalismo fiscale mette quindi in pericolo un’Italia con autonomie finanziarie dissestate, poiché non si garantirebbe più uno status sociale equo in tutta l’Italia.

L’articolo 5 è un’intuizione quasi caratteristica di un’Italia che permette al cittadino di avere un contatto molto più diretto con gli enti locali. Ma, se da una parte il cittadino si avvicina all’ente locale, dall’altra si allontana dall’organismo che sta più in alto.

Una cosa si capisce bene: più le autonomie sono libere, più le alte sfere sono in pericolo.

Ed è un pericolo che si manifesta non solamente nelle situazioni finanziarie, ma soprattutto in quelle della mente del cittadino. Abbiamo un articolo 5 che difende fortemente l’autonomia locale, a cui da forse troppi poteri e che si riversano nella mentalità: quante volte sentiamo i nostri concittadini inveire contro la giunta comunale, mentre invece la colpa sarebbe del governo? Quante volte i cittadini preferiscono affidarsi ad enti locali oppure parlare di autonomie locali invece di Unione Europea?

Perché è questo il rischio dell’Italia, così frammentata. Il troppo potere alle autonomie locali non favorisce la permanenza della Repubblica nell’Unione Europea come Stato forte e unito. Come possiamo pensare di far parte di una Unione di Stati quando in realtà facciamo fatica a concepire una Unione di Regioni o di Comuni?

Come possiamo pensare di poter cedere alcune delle competenze legislative e finanziarie italiane a degli organismi europei, quando in realtà non riusciamo neppure a pensare di poter cedere le competenze del nostro Comune allo Stato?

E soprattutto, cosa ancora più insita nella mentalità dell’Italia: come possiamo pretendere di concepire un’identità italiana quando abbiamo un Assessore per l’identità veneta?

L’autonomia agli enti locali è il metodo più diretto che la Repubblica Italiana ha per mantenere il contatto con il cittadino; senza dimenticare che ora, però, i giochi europei stanno cominciando e le autonomie andranno riviste e ripensate. E soprattutto, insegnate di nuovo.

Alessandra Busanel

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