La Fattoria Italia, racconto di una favola triste
In un tempo molto lontano, prima dell’avvento dei Draghi, prima dei dpcm del Conte, prima della carestia sui Monti, tutti gli animali italiani vivevano alle dipendenze del super-mega-arci padrone, il signor B, proprietario della Fattoria Italia (FI S.P.A.), che produceva e vendeva, in tutto il mondo, pezzetti di carne sociale italiana.
L’ottimo cibo italiano, pregustato in eleganti cene a Bruxelles, veniva distribuito tra i più grandi mangioni della Terra, mentre il signor B e la sua compagnia incameravano ricchezze e clientele.
Gli animali italiani, ignari del crudele patto, trascorrevano la loro brevissima esistenza davanti alle televisioni del signor B, nutriti di spazzatura, rasserenati dalle barzellette, fino al giorno del macello.
Solo C, un saggio animale italiano, dalla testa capelluta e piena di idee, aveva ancora la capacità di sognare.
Una notte vide in sogno un mondo sorprendente, dove tutti gli animali italiani erano liberi dal signor B, dalle vallette, dai nani e dai pupi, decidevano insieme le sorti della Fattoria e coesistevano in armonia.
I grilli, che avevano un corpo sottile, stremato dalla fame, erano anche gli unici a non dormire la notte. Seppero ben presto che C nascondeva in cuore un sogno meraviglioso e furono curiosi di scoprire cosa significasse immaginare una realtà diversa.
Tutti i grillini, allora, attirati dal Grillo Gigante, un vecchio comico esiliato dalle televisioni, si riunirono, per ascoltare, ammaliati, il sogno di C.
In un attimo fu chiara nelle menti di tutti la parola Rivoluzione.
Era l’ora di annientare la casta, di spazzare via i capi e i padroni, di rivendicare il divieto per ogni animale di uccidere l’altro animale.
Il Grillo Gigante disse: «Uno vale Uno» e tutti i grillini si percepivano come uguali, uguali partecipanti di un’azione di lotta contro la casta degli assassini.
I grillini si sparpagliarono per tutta la Fattoria, abbandonarono i piccoli schermi e si organizzarono sul web, dove realizzavano streaming e votazioni, tra il disprezzo e l’indifferenza delle televisioni.
Dopo sette giorni e sette notti, il sognatore C morì.
Dopo che fu giunta la tempesta dello spread, dopo che anche i riformatori della Costituzione furono sconfitti, il Grillo Gigante, accompagnato dai grilli Dibba e Dimma, riuscì a convincere tanti altri animali a ingaggiare una dura lotta contro il Padrone, fino a scalare il Gran Palazzo, la cabina di pilotaggio della Fattoria, da dove si decideva quanto, cosa e per chi produrre.
Dopo che i grillini ebbero visionata da cima a fondo la cabina di pilottaggio, capirono quanto fosse importante dirigerla.
Senza la direzione della cabina di pilotaggio, infatti, mai avrebbero potuto imporre il divieto di uccidere.
La Fattoria, però, non era abitata solo da grilli, ma da animali diversi, non ancora persuasi dalle parole guerriere, perché guidati da capi e padroni che si fingevano della loro stessa specie ma, che, in realtà, erano in affari con il signor B.
I grillini, così, si convinsero che, se avessero dimostrato di saper dirigere la cabina di pilotaggio, anche le mucche, le serpi e le papere avrebbero incominciato a frinire come il Grillo.
Per raggiungere l’obiettivo, nominarono un Conte, un avvocato, che facesse da mediatore tra i grilli e tutti gli altri animali, fino al giorno in cui tutti avrebbero deciso di abolire il Gran Macello.
Presto si creò una gran confusione.
Tutti i grillini, infatti, ambivano ad entrare nella cabina di pilotaggio, ma ben pochi erano i posti disponibili.
Il Grillo, allora, ordinò l’inizio delle selezioni, con la promessa che, a turno, tutti avrebbero guidato la cabina, perché Uno vale Uno, ma qualcuno vale più di un altro.
Inizialmente tutti i grillini furono entusiasti.
La classe dirigente dei grilli, infatti, splendeva perfino nelle televisioni, occupava i più prestigiosi posti di comando e prometteva una stagione di intense riforme.
I grillini erano vincenti.
In quel tempo tutti gli animali volevano contrattare con i grillini, pur di ottenere un piccolo spazio nella nuova cabina di pilotaggio e i grillini, orgogliosi della loro forza, erano ben lieti di accogliere le altre specie e dimostrare la loro innata superiorità.
Con le opere e l’esempio avrebbero radicalmente mutato la cultura politica della Fattoria Italia.
Giunsero le prime riforme, i primi Cri Cri.
I grillini, dopo i primi passi al potere, non erano ancora sazi.
Aspiravano a risultati più netti.
Il Vertice, però, non era dello stesso parere.
La serpe padana, ma anche la papera toscana, in effetti, non avevano, a parer loro, delle idee così cattive.
Fu così che i grilli al comando diventarono amici delle mucche, delle serpi e delle papere e, per risultare comprensibili nel loro linguaggio, presero a muggire, sibilare e starnazzare, in un suono confuso e indistinto, che non raggiungeva più i grilli in disparte.
Il ruolo del mediatore divenne, pertanto, inutile.
Mentre il Drago Sputafuoco, richiamato dal signor B, si apprestava ad assediare la cabina di pilotaggio, il Conte fu scaraventato fuori dal Gran Palazzo.
Dibba e i grilli intransigenti non erano disposti ad arretrare, anzi erano pronti a rispondere al fuoco con i cannoni e le bombe, ma il Grillo Gigante raccolse tutti i grilli in una gigantesca votazione sul web, spiegando loro che non era possibile regalare a mucche, serpi e papere la cabina di pilotaggio, perché, altrimenti, tutto sarebbe stato perduto.
Il web intonò il Sì, il Grillo aprì la porta e il Drago si sedette sul trono più elevato.
Mucche, serpi e papere chiamarono, allora, il signor B, che, in fretta e furia, legò il Drago e riprese possesso della Fattoria Italia.
Alla vista del signor B, i grillini riottosi urlarono ovunque il loro No, in modo così forte, da rompere tutte le vetrate del Gran Palazzo.
Le scaglie di vetro ferirono milioni e milioni di grilli, finché dappertutto fu solo sangue e dolore.
In un istante il Grillo scagliò tutta la propria rabbia verso i traditori, i grilli sleali, che avevano sementato il disordine.
Il Grillo disse: «Nessun animale deve essere ucciso, salvo che per ragionevoli motivi, ossia per tradimento».
I traditori furono, dunque, consegnati al macello e, una volta abbattuti, scuoiati e squartati, una colossale cena fu imbandita per celebrare il ritorno del signor B.
Il Grillo, il Dimma, le mucche, le papere e le serpi sedettero e mangiarono, accanto al signor B e al Drago, le carni degli infedeli.
Esplose il fuoco, saltarono le televisioni, si mescolarono i versi degli animali.
Fuori, tra gli animali non invitati alla cena, era il silenzio.
Tutti osservavano dall’esterno e tacevano.
I corpi e le vesti di ciascuno erano scomparsi.
Tutto era ombra.
Nessuno avrebbe potuto distinguere il grillo dalla mucca, la mucca dalla papera, la papera dalla serpe.
Il signor B sorrideva e una nuova, lunghissima notte aveva inizio.
Classe 2000, figlia del XXI secolo e delle sue contraddizioni. Ho conseguito la maturità presso il Liceo Classico Eschilo di Gela e frequento la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Trento