La Magia
Ho sempre guardato al mio passato con l’intento di individuare tutti quei momenti, tutte quelle scelte, tutti quegli eventi, tutti quelle percezioni che hanno rappresentato una svolta. Ad oggi sono convinto che ognuno di questi non siano agevolmente spiegabili. Perciò, oso dire che la mia vita, dalla nascita all’attuale latitanza, sia caratterizzata dalla magia.
Come quando ai tempi della frrequetazione della scuola elementare decisi, durante la ricreazione, di allontanarmi anche solo per provare ad oltreppassare quella recizione che sembrava tanto alta e irresistibile. Appena fuori i confini scolastici feci come per iniziare a correre, ma una voce femminile urlò il mio nome. Mi paralizzai spaventato dall’idea che qualche adulto avesse scoperto le mie intenzioni e lentamente mi voltai in direzione dell’origine dell’urlo. Nello stesso istante un’automobile mi sfrecciò alle spalle; sento ancora i brividi del vento e della paura. Rimasi di sasso, immobile e muto. Dietro di me un baratro sventato e innanzi nessun adulto pronto a biasimi bensì una mia compagna di classe. Si chiamava Chiara e quando si avvicinò mi chiese se stessi bene. Continuai a non parlare ma le strinsi una mano e iniziammo a camminare in direzione del lago non molto distante. Giunti a destinazione, entrambi ci togliemmo le scarpe per immergere i piedini nell’acqua. Avevo ancora il terrore addosso ma non sapevo come liberarmene sino a quando non arrivarono le parole della piccola Chiara che ebbero l’effetto del sole sulla neve: «Questa notte ho sognato di avere un fratello. Era estate e faceva caldissimo. Stavamo nel giardino di casa nostra e correvamo e ci tuffavamo nella piscina. Nel sogno ero tanto felice e non sono mai stata felice così. Il gioco che stavamo facendo era quello di acchipparci. Ma io avevo paura di perderlo per sempre e ancora di più quando corse verso il portone del giardino. La paura mi ha sollevato da terra e mi ha fatto volare e volare veloce. Sono caduta su di lui mentre sentivamo un clacson di una macchina passare senza frenare. Mi sono svegliata gridando, gridando il tuo nome».
Però, non ho mai ceduto ad alcuna follia nel senso che l’ignoto, l’inspiegabile, l’incomprensibile, le assurde coincidenze si sono a me manifestate in modo fisico, concreto ed umanissimo. Non credo ad alcun creatore, non edifico nulla in favore di alcun architetto e non credo nel destino o nella predestinazione. Ho fondato, via via sempre più consapevolmente, la mia vita sul binomio libero arbitrio/responsabilità. Ogni individuo ha il diritto e il potere di fare, essere o diventare quel che vuole. Questo vale per un homeless, il Capo dello Stato e per tutte le sfumature di uomo e donna concepite o concepibili che vi sono nel mezzo. Soprattutto, tutti questi individui non sono fra di loro indifferenti. Ogni loro gesto, ogni loro scelta, ogni loro parola, ogni loro pensiero genera il medesimo effetto del lancio di un sasso in uno stagno: una concatenazione di effetti di cui siamo irrimediabilmente responsabili. Io lanciai uno dei miei tanti sassi nello stagno quando, in Roma, presso il quartiere di Trastevere, hackerai la figlia del Presidente del Consiglio Comunale. Quella sera, quando tornai a casa e accessi il computer, trovai le rete sociali erano infiammate. Era diventato virale un breve video. Si vedeva un frammento di un rapporto sessuale fra un notissimo mafioso latitante e la figlia del Presidente del Consiglio Comunale. Fu in quel momento che capii la grandezza del Gioco in cui mi ero infilato e, allo stesso tempo, capii che Greta si era trovata nella situazione di forzare la mano. Le onde, nel mio stagno, si sarebbero susseguite per ancora molto tempo.