La politica italiana ha gravi problemi di incoerenza

Secondo la definizione della Treccani, una persona si può definire «coerente» quando «non è in contraddizione con sé stessa o con le proprie opinioni»; ancora, proseguendo, «persona fedele ai suoi principi o che agisce in modo conforme al proprio pensiero».  Calando la definizione sulla politica italiana (ma ultimamente anche in altri contesti europei) e analizzando, anche molto superficialmente, le ultime tornate elettorali, possiamo dire che ci sono grandi problemi.

Il sintomo principale è la fluidità dell’elettorato. Nel giro di cinque anni ben tre formazioni, per molti tratti diverse tra loro, hanno fatto incetta di voti: dal 41% del PD Renziano nel 2014 al 34% della Lega alle ultime Europee, passando per il 32% del Movimento 5 stelle alle politiche 2018, nessuno ha saputo gestire la fiducia riposta dall’elettorato nelle cabine elettorali. I tradimenti su articolo 18, Tav, Tap, Euro hanno accomunato tre forze che hanno avuto il loro punto di forza nel presentarsi come «nuove», con ricette mai provate o promesse da altri e poi lasciate da parte. Renzi il Rottamatore, il Movimento del Vaffa e del «tutti a casa», Salvini con immigrazione e tasse: una volta al Governo hanno dovuto affrontare i problemi al di fuori della propaganda elettorale, scontrandosi con la complessità della realtà. Affacciarsi come novità nel panorama politico ha, quindi, i suoi vantaggi e i suoi svantaggi.

Proprio sulla visione di Salvini o, perlomeno, sulla base di ciò che va dicendo nelle piazze, un ennesimo movimento ha preso il sopravvento in decine di città italiane, con l’intento di contrastare il modus operandi del leader del primo partito italiano. Il Movimento delle Sardine, definendosi apolitico, ha quindi raccolto subito molto consenso, soprattutto tra i giovani. La battaglia contro il linguaggio d’odio e le fake news ha riscosso simpatie addirittura tra persone che si definiscono di destra moderata. Dopo appena due settimane, però, non avendo una linea comune su molti temi, iniziano già le prime discrepanze. L’appoggio da parte di uno dei fondatori a Bonaccini, per le regionali in Emilia Romagna, ha suscitato qualche polemica, come l’uscita sui giornali di uno degli organizzatori romani pochi giorni fa, a riguardo dell’apertura del Movimento a formazioni esterne. A dura prova anche le diverse anime ambientaliste, con le Madamine Sì Tav che hanno dichiarato di voler entrare nell’organizzazione.

Forse, viste le recenti esperienze, non prendere posizione su molti temi può aiutare a non sembrare incoerenti in un secondo momento. Allo stesso tempo però, se con l’ambiguità si cerca di attirare consenso da più parti possibili, il rischio è di scontentare tutti successivamente. In questo contesto, un bel ruolo spetta ai cittadini, che devono rendersi consapevoli rispetto a chi si propone di guidare grandi masse di persone. Citiamo due fatti per rendere l’idea. Il primo è l’intervista, diventata virale, a chi ha firmato contro il Mes ai banchetti leghisti lo scorso weekend: molti, dichiarando di non sapere di cosa si tratti, hanno firmato per fede cieca in Salvini. Il secondo episodio riguarda invece gli oppositori, ossia le stesse sardine: spacciando la frase «non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare» come pronunciata da Salvini, è stato chiesto ai manifestanti cosa ne pensassero. La risposta è stata semplice, ossia che sono parole odiose che limitano la libertà. In realtà, le parole ricalcano parte del manifesto politico pubblicato sui social nelle pagine ufficiali proprio delle sardine.

Restando in Emilia Romagna, c’è Bonaccini che non mette il simbolo del partito a cui appartiene, si presume per vergogna, mentre la Borgonzoni rinuncia a comparire in gran parte dei manifesti lasciando spazio al faccione di Salvini, forte della fiducia cieca che nutre parte dell’elettorato leghista verso di lui e della sua presenza mediatica. Premesso che chi vota ha sempre ragione e che in democrazia «ogni popolo ha i governanti che si merita», possiamo dire che siamo ancora abbastanza distanti dall’essere quei cittadini consapevoli che ci permetterebbe di valutare bene a chi affidare la guida della cosa pubblica o, perché no, di metterci in gioco in prima persona senza continuare a delegare altri.