La scuola digitale: tra valori tradizionali ed esigenze di mercato
La società odierna può essere considerata e definita come la società dell’informazione, in quanto le nuove tecnologie informatiche ricoprono un ruolo sempre più decisivo nelle varie attività umane. Tale sviluppo è determinato soprattutto dalle esigenze del mondo del lavoro, che è alla costante ricerca di metodi per semplificare e ottimizzare i processi produttivi. La tecnologia informatica rappresenta un elemento fondamentale nei vari step dell’attività industriale, concorrendo purtroppo alla riduzione del personale e dei costi di produzione.
Questo utilizzo massiccio dei mezzi informatici soprattutto nei meccanismi industriali ha portato gli Stati e soprattutto alcune organizzazioni sovranazionali come l’Unione Europea a prendere in considerazione l’idea di adottare programmi per integrare sempre più le nuove tecnologie e i mezzi informatici alle attività aziendali. Queste esigenze delle aziende stanno condizionando sempre più la scuola, che si trova a dover mettere in discussione il suo ruolo.
Le aziende vorrebbero che la scuola fosse funzionale alle esigenze del mercato, ma questo può entrare in conflitto con la funzione primaria della scuola, che dovrebbe essere quello di insegnare la convivenza pacifica tra gli uomini attraverso anche l’insegnamento di valori di ordine etico–morale, mentre le aziende hanno come obiettivo principale quello di ricavare un utile e non il processo di maturazione individuale della persona.
Le tecnologie informatiche sono una risorsa ormai indispensabile nell’ambito scolastico. Ne abbiamo avuto una dimostrazione evidente durante l’emergenza Coronavirus, ma è opportuno che il loro utilizzo sia dettato dalla consapevolezza che esse non possano sostituire i mezzi tradizionali d’insegnamento. La scuola avrebbe in primis il dovere di insegnare e inculcare dei dettami di ordine etico-morale, affinché gli alunni possano non essere pedine del sistema economico e aziendale ma possano autodeterminare il proprio destino senza piegarsi alle esigenze del mercato. Ciò è possibile soltanto attraverso l’insegnamento di valori universali e l’invito dei professori a interrogarsi su ciò che è veramente importante. Inoltre, l’istituto della scuola ha il compito fondamentale di insegnare agli alunni a non trascurare la solidarietà tra gli uomini, ad avere la capacità di fruire del bello e ad acquisire senso critico affinché essi possano mettersi in discussione e mettere in discussione i valori proposti da una società post-industriale e sempre più globalizzata.
Si pensi ai nativi digitali che ormai sono abituati all’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche sino dalla giovane età. Questo ha portato ad alcuni aspetti positivi, come ad esempio, non basarsi più su insegnamenti dogmatici ma essere disposti a intraprendere metodi di apprendimento non lineari mediante programmi interattivi e veri e propri portali della conoscenza proposti dalla rete. Tuttavia, inevitabilmente, tali metodi, non possono sostituire i sistemi di educazione tradizionale, non solo, perché la conoscenza, sin dall’antichità è legata alla carta, ma la completa egemonia della tecnologia digitale è impossibilitata dal fatto che non tutta la conoscenza che permea i libri è stata riportata su Internet. In più, la macchina non può sostituire l’uomo nel compito di inculcare quei valori e di trarre quegli insegnamenti che le varie discipline intendono trasmettere.
Bisogna insegnare ai nativi digitali l’utilizzo delle nuove tecnologie senza trascurare l’uso del libro che continua ad essere il mezzo attraverso il quale conoscere ciò che la civiltà umana ha prodotto sino ad oggi.