La teoria dell’Agenda Setting e l’inquietante premessa
La teoria dell’Agenda Setting è un tema caldo, anzi, caldissimo. È evidente: il Covid, dominatore incontrastato dell’Agenda per più di due anni, è stato declassato, in un batter d’occhio, a tema secondario. A sostituirlo, la guerra tra Russia e Ucraina e le sue ricadute. Dagli effetti causati dal repentino capovolgimento, possiamo realizzare quanto la percezione della realtà sia influenzata dalla rappresentazione offerta dal racconto mediatico. Per questo motivo, analizzarne i punti chiave può essere un esercizio utile.
Il destinatario: da passivo ad attivo
Da una ricostruzione storico-comunicativa si può affermare quanto segue. L’idea teorica del destinatario inerme di fronte ai mass media fu accantonata col superamento della teoria comportamentista dell’Ago ipodermico. Da questo punto di vista, il messaggio era un contenuto informativo iniettato o, se si vuole, sparato, a una massa indistinta di destinatari bersaglio. L’atto comunicativo poggiava su un rapporto asimmetrico tra l’emittente, unico soggetto attivo, e la sua audience, composta da destinatari passivi e tanto subordinati da recepire il messaggio esattamente come voluto dal soggetto attivo.
Dalla presa di coscienza che il destinatario, una volta recepito il messaggio dell’emittente, lo interpretasse in modo da confermare la sua precedente credenza, saltò il presupposto del suo ruolo passivo, sostituito da un destinatario attivo che opera scelte al fine di soddisfare dei bisogni soggettivi. Fu a questo punto che i mass media dovettero rimodulare la propria azione per conquistarsi l’attenzione dei destinatari.
Ciò detto, è pur sempre vero che i mass media conservino il potere di costruire frame e convogliare l’attenzione dei destinatari dirigendola verso oggetti d’interesse ritenuti preminenti nel dibattito pubblico.
La teoria dell’Agenda Setting
Secondo la teoria dell’Agenda Setting, i mass media funzionano come un filtro informativo: attribuiscono una tematizzazione e una gerarchizzazione ai fatti sociali favorendo il processo di orientamento del dibattito pubblico. Sintetizzando con le parole di Elisabeth Noelle-Neumann, già riportate nell’articolo dedicato alla Spirale del silenzio, i mass media portano un tema «al tavolo delle trattative».
A tal proposito, Maxwell McCombs, uno dei suoi teorizzatori, così si è espresso sull’effetto dei mass media sui destinatari del messaggio:
«I media non solo possono dirci cosa pensare, possono anche influenzare il modo in cui lo pensiamo».
Maxwell McCombs
Il funzionamento dell’Agenda Setting
Attraverso l’operazione di filtraggio dei fatti compiuta dai mass media, i destinatari dei messaggi percepiscono enfatizzati alcuni fatti posti all’ordine del giorno rispetto ad altri. Da qui deriva l’approfondimento dei fatti suggeriti dai mass media attraverso l’Agenda Setting. In particolare, il potere d’influenza dell’Agenda Setting si amplifica allorquando i destinatari siano spettatori indiretti della questione in discussione: meno i destinatari hanno il diretto controllo sulla verifica di un fatto, piu i mass media amplificano il loro status.
La tematizzazione e la gerarchizzazione dei fatti
Nel processo di costruzione dell’Agenda setting, distinguiamo tra due operazioni: la tematizzazione e la gerarchizzazione.
- TEMATIZZAZIONE: via tematizzazione, i mass media selezionano una ristretta cerchia di fatti ritenuti di preminente rilevanza per la collettività. Nel compiere l’operazione, il rischio è di enfatizzare oltremodo la portata di un fatto e/o di sottovalutarne la portata di altri.
- GERARCHIZZAZIONE: con la gerarchizzazione, i mass media considerano i fatti precedentemente selezionati nel processo di tematizzazione, definendone un ordine d’importanza.
Dall’Agenda Setting alla Spirale del Silenzio
Considerando gli aspetti precedentemente trattati, è chiaro che i mass media, avendo l’opportunità di scremare i fatti da portare all’attenzione pubblica, possono determinare, se non le idee del corpo sociale, quantomeno le coordinate del dibattito. Ne deriva la constatazione che, costruire un’agenda piuttosto che un’altra, generi delle pesanti ricadute sulla rappresentazione della realtà sociale offerta ai destinatari. Non si tratta più di un meccanismo impositivo, come ostentato dalla teoria ipodermica, ma di uno suggeritivo. Al suo interno, successivamente, entra in gioco il già sviluppato meccanismo della Spirale del silenzio, che riassumiamo così:
«Se qualcuno non trova per il proprio punto di vista articolazioni sufficientemente correnti […], frequenti, allora ricade nel silenzio, è muto».
Elisabeth Noelle-Neumann, La spirale del silenzio
Nuova Agenda, stessa inquietante premessa
Qualche lettore ricorderà un articolo sull’inquietante premessa. Ebbene, quel pezzo si concentrò su un meccanismo ormai consolidato: il diritto di parola per un’argomentazione articolata, senza azioni di disturbo, passava da un sottile richiamo a una dichiarazione d’adesione alla maggioranza. Una volta scannerizzati dal metal detector ideologico, lo scambio dialettico diventava più disteso, fino a poter esprimere scetticismo verso l’azione governativa.
Come abbiamo anticipato, con gli avvenimenti in corso in Ucraina la preminenza dei fatti notiziabili si è totalmente rovesciata, relegando il Covid a notizia di coda e focalizzando l’attenzione sull’evento bellico. Ebbene, pur essendo cambiato il dominatore dell’Agenda, le dinamiche sono rimaste le stesse. Impossibile, alla luce dell’esperienza accumulata con la comunicazione pandemica, non notare le inquietanti premesse del Prof. Orsini a Piazzapulita dopo gli attacchi sulle argomentazioni della settimana precedente! Ciò fa emergere, se non fosse bastata l’esperienza degli ultimi due anni, un problema di pura dialettica democratica. E questo, ancora una volta, proprio nelle istituzioni fondate sul confronto.
«Intanto devo fare delle premesse: parlo a titolo personale, non rappresento nessuno, condanno l’invasione della Russia e sono schierato dalla parte dell’Ucraina. Penso che quando un professore universitario, prima di parlare, deve fare tutte queste premesse… non penso che sia un bel clima».
Alessandro Orsini
Ecco che, dietro l’inquietante premessa di Orsini, emerge il tentativo di silenziare, in stile maccartista, una voce che non costruisce l’analisi fattuale sul semplicistico mantra occidentale del «buoni vs cattivi», ma mette in fila connessioni tra eventi scatenanti la crisi attuale. Le sue parole immediatamente successive all’inquietante premessa forniscono dettagli fondamentali per pesare il ruolo dell’UE e della NATO negli eventi che si stanno sviluppando.
Simone, ventottenne sardo, ha vagato in giovanissima età per il Piemonte, per poi far ritorno nell’isola che lo richiamava. Ama scrivere su tematiche politiche ed economiche. Legge per limitare la sua ignoranza.