La voce degli elettori delusi dalla sinistra
Enrico Letta disturba, confonde, disorienta. Il segretario del PD richiama gli elettori al voto utile, invoca l’agenda e il metodo Draghi, separa con il coltello pancetta e guanciale, difensori della democrazia e nostalgici del fascismo. Pare, tuttavia, che gli esatti confini della sua coalizione non siano ancora ben chiari: dopo aver rotto l’asse progressista costruito con Giuseppe Conte, ha prima disfatto il patto con Calenda, ma ha poi dichiarato che i Verdi e la Sinistra Italiana non faranno parte di un eventuale governo a guida democratica.
Insomma, il PD veleggia senza bandiera: è una nave senza nocchier in gran tempesta. Gli ultimi sondaggi disponibili attestano un drammatico calo della coalizione di centrosinistra, una prospettiva non individuata alla vigilia della caduta del governo Draghi, ma che adesso rischia di condurre il PD al peggior risultato elettorale di sempre. Il disgusto è palpabile. Le sirene del centrosinistra non ammaliano più, anzi disincantano. La Voce che Stecca ha offerto ad uno storico elettore della sinistra di esprimere il proprio dissenso, la propria frustrazione, la propria ricorrente delusione nei confronti di una classe dirigente democratica che non riesce a soddisfare le esigenze degli ultimi.
La voce di Luigi Cutrufo: il mio passato di sinistra
Il mio nome è Luigi Cutrufo, classe 1951, lavoratore in pensione e di origini siciliane. Ho iniziato come operaio stabularista, per poi diventare quadro aziendale presso la Manuntecoop, dove ho prestato servizio per ben 38 anni.
Il mio impegno politico è nato a Gela, ai tempi della scuola superiore, quando rimasi attratto da Ciuzzo Abela, giovane militante di Lotta Continua, morto a soli 27 anni, nel 1973. La mia militanza presso LC fu sporadica, limitata al volantinaggio, a qualche presenza durante gli scioperi, a poche riunioni. Fu, invece, in Emilia-Romagna, a Bologna, che la mia dedizione divenne pressoché totale. Lì, nel 1976, mi iscrissi, infatti, al Partito Comunista Italiano, al quale sono rimasto fedele fino al 1991. Negli anni ’90, tra l’altro, feci il consigliere comunale a Bentivoglio, in provincia di Bologna, per poi diventare assessore ai servizi sociali, alla casa, all’edilizia pubblica e privata, nell’ambito di una coalizione di centrosinistra. Ho lasciato tutto nel 2005, ormai totalmente privo di riferimenti politici. La mia cara cantina, fino ad allora interamente popolata da giornali, articoli, riviste, almanacchi e libretti che accompagnavano l’Unità domenicale, fu svuotata. Conservo ancora gelosamente soltanto gli appunti personali di Pietro Ingrao, la bozza dattiloscritta, con le sue correzioni a mano della sua III mozione al Congresso di Rimini.
La sinistra non appartiene al PD
Dal 1991 ad oggi, ho sempre votato il centro-sinistra. È l’unica cosa che potevo da fare, da persona autenticamente di sinistra. Mi tappavo il naso, votando formazioni come Sinistra Ecologia e Libertà, Liberi e Uguali, Articolo 1. Purtroppo non si sono mai rivelati voti utili. Oggi, poi, contrariamente a quello che si dice, Enrico Letta rappresenta un partito socialdemocratico tendente più al centro che alla sinistra. La composizione della direzione democratica, infatti, è piena di figure che sono espressione della Democrazia Cristiana, personaggi che non hanno il senso di che cosa sia la vera sinistra. Costoro parlano certamente di artigiani, di industriali, di commercianti, mai di lavoratori dipendenti, mai di disoccupati. Quando li citano, se capita, ne parlano in qualità di figure complementari, mai centrali. Una vera agenda sociale, poi, non appartiene al loro programma politico.
In questo coacervo di nomi e simboli, Sinistra Italiana, che si potrebbe avvicinare alla vera sinistra, gioca, nell’ambito della coalizione, da ala minoritaria e ininfluente, perché è incapace di sollecitare una coscienza diffusa, essendo guidata da un politico, Fratoianni, privo di quel carisma, di quel quid che serve per diventare una persona che ispira fiducia. Bonelli, esponente centrale dei Verdi, si cimenta, invece, su temi, come il rispetto dell’ambiente e l’utilizzo cosciente del suolo, che riscuotono la mia simpatia, ma non certo un mio interesse convinto.
Il Movimento 5 Stelle, frangia non dichiarata della sinistra
In questo scenario, l’unica forza politica che ha avuto la capacità di distinguersi è il Movimento 5 Stelle. Ha affrontato i problemi dei lavoratori precari, dei disoccupati, delle persone in povertà assoluta. Non deve stupire se oggi gran parte degli ex aderenti al PCI, della mia età, ritrovano come riferimento il M5S. È vero, avrà anche gestito poco bene alcune misure, come il reddito di cittadinanza, almeno il 50 per cento dei suoi attivisti agiscono per rabbia, per protesta, per esprimere un mero disagio sociale, ma non possono essere ignorate le qualità del loro leader, Giuseppe Conte. Il Presidente Conte ha saputo migliorare la reputazione internazionale della Repubblica Italiana, trasformandola, in Europa, da ultima ruota del carro a Paese modello.
Spiace che il PD abbia guardato con diffidenza alle misure del Movimento, spiace constatare che il partito di Letta sia stato insipiente nel governo Draghi. Insomma, si è adeguato alla normalità e ha preferito rinnegare ogni progetto politico costruito nel Conte 2.
Confesso che sono ancora molto indeciso su chi votare. Da un lato ho un’ammucchiata povera di spirito, che ho sempre votato, ma che non ha mai garantito buoni risultati. D’altro lato, invece, ho il Movimento 5 Stelle, che ormai considero una frangia non dichiarata della sinistra. Probabilmente li voterò, ne sono sempre più convinto. Anzi, dirò di più. Considero sempre più essenziale un recupero dell’alleanza progressista, unico argine in difesa della Costituzione. La nostra Carta Costituzionale, infatti, è pericolosamente osteggiata da una coalizione di corrotti, trainata da un delinquente, Silvio Berlusconi, che ha promosso e continua a promuovere la depenalizzazione di tutti i reati e il blocco di tutti i processi.
Classe 2000, figlia del XXI secolo e delle sue contraddizioni. Ho conseguito la maturità presso il Liceo Classico Eschilo di Gela e frequento la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Trento