L’altra faccia, quella triste, del cinema a 2 euro
Costa tutto tantissimo. Questa è la verità più concreta dello studente fuorisede. Non è traumatico quanto dover buttare la spazzatura con una frequenza mai immaginata, né quanto avere amici siciliani che la spazzatura «la scendono», ma è abbastanza scioccante. Dopo poco, però, ci si adegua alla propria modesta condizione e si inizia a confrontare i volantini delle offerte con attenzione tale da meritarsi una laurea ad honorem in filologia.
Proprio perché costa tutto tantissimo, e gli svaghi in particolare, al fuorisede di media cultura non sembra vero che il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) abbia deciso di prorogare il Cinema2Day per altri tre mesi, fino al 10 maggio. L’iniziativa, che ogni secondo mercoledì del mese permette di assistere alle proiezioni pagando solo 2 euro, ha raccolto un successo clamoroso, tanto da convincere i promotori a posticiparne la fine. Il fuorisede mediamente colto e moderatamente cinefilo gioisce. In effetti, pare una gran bella cosa: in alcune città andare al cinema è veramente costoso, e ciò ha allontanato da tempo una buona fetta di spettatori, come le famiglie con più figli. Tuttavia, molti piccoli e medi esercenti hanno ritirato la propria adesione al progetto. Secondo loro, l’offerta di un prezzo stracciato per una sola giornata al mese avrebbe provocato una drastica diminuzione dei biglietti venduti nei giorni ordinari e, inoltre, avrebbe causato l’affluire di un pubblico indisciplinato, a volte molesto.
Sembra che gli italiani non abbiano colto il vero obiettivo del progetto, più volte sottolineato dal ministro Dario Franceschini: riavvicinare gli spettatori all’arte cinematografica per riaccendere in loro la voglia di frequentare le sale. Il Cinema2day non è stato pensato come una promozione permanente, ma come un’attrazione che creasse una sorta di dipendenza (del tutto positiva). Se molti di noi hanno davvero riscoperto il piacere di passare due ore davanti a un maxischermo, troppi hanno soltanto sfruttato l’occasione di trascorrere una serata diversa spendendo due spiccioli. Forse, continuare a svendere il servizio rischia di svalutarne anche il valore artistico e culturale, corroborando l’ipotesi assai diffusa che non valga la pena di pagare un biglietto intero. Le tariffe standard potrebbero essere riviste per agevolare i cittadini, ma, in generale, i cinema si ingegnano già creando promozioni accattivanti per attirare il pubblico. Per quanto spendere 2 euro per vedere un bel film faccia piacere a tutti, è giusto che il lavoro di chi lo crea e di chi ci offre la struttura per fruirne sia pagato a dovere. Il nostro fuorisede sa bene che la qualità ha un costo.
Dalla Bassa Bergamasca alla tentacolare Udine per studiare Mediazione Culturale. Mi guardo intorno e scrivo.