Le auto sono un pericolo per i rospi
Arrivati a novembre, con l’avvicinarsi della fine dell’autunno, è tempo di letargo per molte specie. Orsi, ghiri, scoiattoli: i boschi si svuotano piano piano. Lo stesso accade agli stagni: animali a sangue freddo come gli anfibi non tollerano le temperature invernali nostrane e sono costretti ad attendere il ritorno di un clima più confortevole.
Come i mammiferi, rallentano il proprio metabolismo ed entrano in uno stato simile al sonno, non prima di essersi costruiti un confortevole letto di… Fango. Per un animale abituato all’acqua l’umidità non può mancare: nei luoghi più caldi i rospi ricorrono anche all’estrazione, il letargo estivo, per non disidratarsi. Meno fortunate dei rospi sono le specie di raganelle: le loro zampe con dita a ventosa, così utili nell’arrampicarsi, non sono utili per scavare. Si arrangiano perciò trovando un nascondiglio tra foglie e vegetazione vicino alla riva di uno stagno, sperando di restare coperte.
Fino a primavera gli stagni restano deserti, prima dell’inizio delle migrazioni. Il tasto di avvio è la temepratura esterna, non appena inizia ad aggirarsi attorno agli 11°C. Proprio durante queste ultime però i rospi sono esposti a grossi rischi: non sono in grado di spostarsi a balzi, ma si muovono molto lentamente. Sulla via di ritorno ai loro stagni è facile che si imbattano in qualche strada che taglia il loro cammino, dove rischiano l’investimento.
Negli ultimi anni hanno acquisito sempre più rilievo i progetti ambientalisti promossi dal centro di coordinamento per la salvaguardia di rettili e anfibi, con sede in Svizzera. L’idea prevede dei sentieri realizzati appositamente per i rospi, interdetti al passaggio dei mezzi. Per ora in Veneto sono i volontari a far attraversare la strada ai piccoli anfibi, iniziative di questo tipo hanno preso piede a Revine(TV) e a Vicenza, dove si trova una zona nota per il passaggio degli anfibi a ridosso del colle che domina la città. Solo un paio di esempi per un progetto che si estende a tutto il territorio nazionale, promosso da ENPA e WWF. La specie più a rischio è il bufo bufo (rospo comune), che ha dato il nome al progetto volontari organizzato a Bologna. Pur protetto dalla convenzione di Berna per la tutela della fauna minore e dalla legislazione nazionale, registra cali demografici soprattutto al Nord Italia.
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.