Le coppie più iconiche della letteratura: i crush amorosi che ci hanno fatto sognare
L’argomento più caldo dell’estate sembra essere la rottura fra Ilary Blasi e Francesco Totti. Sotto gli ombrelloni, al bar e alla radio non si sente parlare d’altro che della fine dell’amore fra la soubrette e l’ex calciatore della Roma. Diciassette anni di matrimonio, tre figli, mille opere di beneficenza: una coppia iconica a tutti gli effetti, da tanti considerata proprio la coppia perfetta. Ma siamo sicuri sia così? Proviamo a fare un tuffo nei grandi classici e andiamo alla scoperta dei crush più celebri della letteratura di tutti i tempi.
Ulisse e Penelope
Uno degli esempi di amore più duraturo è quello di Ulisse e Penelope: lontani per vent’anni, fra la guerra di Troia e l’odissea in cui incappa l’eroe al ritorno, i due si ricongiungono amandosi come il primo giorno. Detta così sembra l’amore eterno per eccellenza. Però. Però. Avrei qualcosa da ridire. Come ho già accennato nel mio precedente articolo, Ulisse non è stato propriamente uno stinco di santo: prima si è attardato giusto un sette anni con Calipso, poi un annetto con Circe… E Penelope in tutto questo? A quanto pare dal poema omerico, lei se ne stava buona e casta in casa, e mentre i Proci le facevano il filo, lei filava la tela. E fila di giorno, e disfa di notte, la poveretta la tirava per le lunghe per rimanere fedele a quel marpione di suo marito. Ecco, io voglio credere che ai Proci non abbia mostrato solo la tela, ma anche qualcos’altro. Se non per ripicca contro il marito fedifrago, almeno per spassarsela un po’ anche lei.
Romeo e Giulietta
«O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?» E chi doveva essere, scusa? Il postino, l’idraulico? Ce lo saremo chiesti in tanti, immagino. Ma, soprattutto, perchè mai hanno sprecato tanto tempo a parlare dal balcone, magari svegliando mezzo mondo, invece di sbrigarsi a copulare? No perché, già i due giovincelli avevano poco tempo, giusto una notte, per imboscarsi, prima di fuggire dalle rispettive famiglie, e invece si perdevano in ciance! Ma si sa, nelle tragedie funziona così: si fanno discorsi lacrimevoli, ci si lascia andare alla passione e si muore.
E questa è proprio la fine che fanno Romeo e Giulietta, i due giovani veronesi, immortalati da Shakespeare in una tragedia senza tempo.
I due giovincelli infatti appartengono a due casate rivali, Romeo ai Montecchi, Giulietta ai Capuleti, e per sottrarsi all’odio delle famiglie, decidono di fuggire in segreto. Prima della fuga, riescono a passare una notte d’amore assieme, che rimarrà l’ultimo bel ricordo per entrambi prima di suicidarsi alla fine di tutta una serie di equivoci.
Si sa, Shakespeare era un amante degli amori contrastati e quello dei due amanti è un vero e proprio capolavoro di tragicità… e sfiga.
Elizabeth Bennet e Mr Darcy
Prontezza di spirito, orgoglio, pregiudizio e la loro caduta di fronte alla potenza dell’amore mostrano come due persone apparentemente inconciliabili possano essere invece anime gemelle. È questo il caso di Elizabeth Bennet e Mr Darcy, la coppia a cui ruota attorno Orgoglio e Pregiudizio e che ci fa riconsiderare il concetto di amore dei sogni. Per tutte noi cresciute a suon di principi azzurri e donzelle in pericolo, la love story scritta da Jane Austen ci dá la speranza che non serva essere le più belle del regno o cadere in un sogno fatato perché un rampollo reale venga a chiedere la nostra mano. Se infatti anche Elizabeth proviene da una famiglia non troppo agiata, non è per tanto per la sua bellezza che fa breccia nel cuore del ricco e altezzoso signore. Sono la sua caparbietà, la sua spiccata arguzia e una lingua che taglia la pietra a far capitolare il gelido, sprezzante e scorbutico Mr Darcy. E non solo: Elizabeth è talmente fissa nelle sue posizioni – e, ammettiamolo, anche nei suoi pregiudizi – che respinge la prima avance dello spasimante, costringendolo a farsi avanti di nuovo, ormai prostrato da un amore bruciante e disperato. Quindi forza ragazze, forse il detto in amore vince chi fugge sarebbe da prendere in considerazione ogni tanto!
Florentino Ariza e Fermina Daza
Se invece dovessimo assegnare un motto ai protagonisti dell’Amore ai tempi del colera dell’insuperabile García Márquez, sarebbe sicuramente la speranza è l’ultima a morire. Non è infatti bastata una vita intera a Florentino Ariza per dimenticare il suo primo e irrinunciabile amore, quello sbocciato nella giovinezza per la bella Fermina e che rimarrà inappagato e vivo solo nel cuore dell’amante, indenne alle intemperie del colera, della vita e della vecchiaia. Mentre infatti Fermina lo dimentica passando un colpo di spugna senza lacrime rifacendosi una vita e una famiglia. Florentino continua a portarsi dentro l’amore come un tesoro: in prima istanza lo proteggerá con una castità coatta e poi con un corrispondente e contrario sfogo del desiderio sessuale con infinite donne. Sarà solo al tramonto del romanzo e delle loro vite che i due si ritroveranno in un battello e decideranno di consacrare il resto delle loro vite a consumare un amore che per Florentino dura da cinquantatré anni, sette mesi e ventitré giorni – notti comprese.
Severus Piton e Lily Evans
Severus Piton: un ragazzino trasandato, dai neri capelli unticci e dal cipiglio corrucciato. Lily Evans: una ragazzina dai capelli rosso fiammante e dagli impressionanti occhi verdi. Un Serpeverde, una Grifondoro. Due personaggi antitetici che però riescono a tessere un’amicizia che durerà per anni e che nasconderà l’amore di Severus per Lily; un amore talmente forte che porterà il mago a difendere Harry Potter, il figlio di Lily e James, durante tutta la saga e che culminerà nella morte di Severus, in un estremo sacrificio in nome dell’amata, ormai scomparsa da tempo.
Se la Rowling ha saputo incantare il mondo intero con le avventure del maghetto più famoso di sempre, ha anche dato vita a un sentimento così forte – da molti visto addirittura come una malsana ossessione – da adombrare la saga stessa alla luce di un amore luminoso come una cerva d’argento. Un amore che supera le differenze, che sfida le leggi della vita e della morte, che non si perde nella morte, ma si rivela in un tripudio di lacrime e sangue. Che ci commuove e ci commuoverà… per Sempre.