Le migrazioni umane non sono naturali

Se un fenomeno si è verificato ripetutamente o costantemente nel tempo, ciò non significa che debba essere accettato come normale, regolare. Certo, dal punto di vista letterale lo è, perché costituisce una prassi, ma non dovremmo per forza ritenerlo un modello immodificabile attraverso un differente approccio a esso.
Sicuramente, non tutto quello che è andato ripresentandosi nel susseguirsi dei secoli è considerato non scongiurabile e facente parte ineluttabile della natura umana; ad esempio, i conflitti bellici, pur avendo costellato la storia dell’uomo, sono visti con sdegno e ritenuti evitabili grazie alla razionale volontà pacifica. Insomma, gli uomini tendono istintivamente a scontrarsi con i loro simili, ma, soprattutto nella nostra epoca, si è giunti alla consapevolezza che cooperazione e diplomazia possono sventare nuove guerre.

In maniera opposta, ci si confronta con le dinamiche delle migrazioni. Quelle umane, s’intende. Potrebbe risultare superfluo specificare, ma la visione comune sembra assimilare gli spostamenti dei cosiddetti uccelli migratori a quelli delle persone che lasciano il loro paese per trasferirsi in un altro. Come dei volatili che, giunta la stagione autunnale, si preparano a un lungo viaggio per raggiungere terre più confortevoli dal punto di vista atmosferico, così la maggior parte dell’opinione pubblica crede facciano i migranti, spinti da circostanze non dipendenti e incontrollabili dagli esseri umani. Senza dubbio, le mutazioni del clima hanno prodotto nel corso dei millenni flussi migratori da luoghi non più produttivi, non più ospitali verso altri più fertili e accoglienti. Oggigiorno, tuttavia, è possibile affermare che questi siano influenzati pressoché totalmente dalle scelte dell’uomo.

Vediamo, in primis, proprio come i cambiamenti climatici attuali siano frutto della scelleratezza dell’essere umano, ancora abbracciato a un’idea di produzione massiccia finalizzata al massimo profitto, in buona parte tralasciando gli effetti altamente impattanti sull’ambiente; oggi si conosce ciò che nuoce al pianeta, ma ancora poco si è realmente attuato per placare il surriscaldamento globale. Perciò, le migrazioni connesse al global warming sono la conseguenza di un comportamento conscio di chi dovrebbe rivoluzionare il nostro rapporto con energia, plastica, mezzi di trasporto, ecc.

In secundis, è irrazionale, senza ricercarne le cause, denunciare le circostanze infauste in cui si ritrovano milioni di persone negli angoli più dimenticati del mondo e utilizzarle per determinare che è giusto che queste persone fuggano da questi. Si va dicendo che, nei secoli addietro, le potenze europee si sono rese magnifiche depredando, in particolare, il continente africano, sfruttando risorse energetiche, naturali e umane per arricchirsi e affermare la propria supremazia nazionale e antropologica: tutto vero. Il punto è che, però, la drammatica rapina ai danni dei popoli neri non è cessata con la loro indipendenza (sulla carta) dalle forze colonizzatrici, ma sopravvive tuttora. Prima di tutto, la Francia schiavizza ancora stati come Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, ecc. tramite un sistema monetario chiamato Franco Cfa che, di fatto, non li rende sovrani e liberi di costruire un’economia autonoma, ma costantemente in debito con Parigi, che se ne bea. Parliamo poi di quelle multinazionali che, con il beneplacito di governi locali corrotti, approfittano in maniera consistente delle materie prime e della forza lavoro degli africani, costruendo guadagni stellari che non contribuiscono, tuttavia, al benessere di quelle terre. Ancora, pensiamo alle guerre e al terrorismo che spesso sono causati e/o finanziati proprio dai governi occidentali, per motivi che spaziano dalla necessità di nuovi pozzi petroliferi, alla volontà di destabilizzare un’area geografica fino a… Produrre intenzionalmente nuovi migranti.

Può apparire come un’insinuazione da complottista, ma, come si mira qui a sostenere, i flussi migratori esistono perché li si vuole, perché fanno comodo: comportano instabilità sociale, rendono le masse più manipolabili, abbassano il costo del lavoro, sono un affare per le organizzazioni criminali. Se così non fosse, i nostri politici avrebbero già messo alla gogna paesi come la Francia, imprese senza scrupoli che impediscono lo sviluppo del Terzo Mondo, produttori e trafficanti d’armi, ecc.

Per tutte queste ragioni, difendere la bontà dell’immigrazione significa spalleggiare un sistema meschino di cui i migranti non sono che vittime, vittime evitabili, se solo chi ci governa lo volesse.