Lettera al direttore: dovrebbe vergognarsi del suo articolo sulla Rubini
Carissimo Borsa,
le scrivo questa lettera in merito al suo «corsivo» intitolato Ragazzo morto a Milano, la preside Rubini dovrebbe vergognarsi. Il fatto è che quello che dovrebbe vergognarsi è proprio lei che cerca popolarità da una tragedia (non gliene frega niente di fare del male ai genitori di Antonio?) e che si lascia andare a processi simil-inquisitori ai suoi compagni di classe. Lei era forse a Milano con loro? È in contatto con gli inquirenti? Forse lei non si rende conto della nebbia che si respira al Nievo in questi giorni: un sospetto continuo, un’incertezza frustrante, l’insistenza quasi ossessiva dei suoi colleghi firmaioli del cazzo.
Ci pensi quando scrive, «giornalista» che rimarrà arenato al suo blog e che continuerà a sognare un articolo sulla carta. Forse è il caso di usare la stampante in questo caso, ma quella di casa sua.
L.
Carissimo L.,
volevo innanzitutto dirle che l’offesa del «non scriverai mai sulla carta stampata», pur declinata in diecimila diverse varianti, ha iniziato davvero ad apparire noiosa. La invito per una risposta in merito a leggere una lettera simile alla sua che ho ricevuto qualche settimana fa.
Come ho già ripetuto più volte in questi giorni, io non so cosa sia successo a Milano quella notte e infatti – basta leggere con attenzione – non ho mosso alcuna accusa nel mio articolo. In caso contrario sarei andato dritto incontro ad una querela più che legittima. A me personalmente della «nebbia» che si respira al Nievo interessa fino ad un certo punto, ne posso essere dispiaciuto ma questo non toglie che le parole della preside Rubini siano inadeguate al ruolo che ricopre e alla situazione tragica in cui la sua scuola si trova. Io non ho nulla contro gli studenti del Nievo, ne conosco personalmente molti e non vedo perché debba provare rancore verso quella scuola; rilegga l’articolo alla luce di queste parole e dopo guardi nuovamente la sua lettera. Speriamo che lo stress e il rancore (questo sì) nei miei confronti siano spariti.
Un saluto
direttore.lavocechestecca@gmail.com
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
A me stupisce sempre vedere come per alcuni il giornalismo serio sia solo su carta stampata. Io avrei avuto la possibilità di lavorare sul cartaceo, ma non sarei riuscita a mantenermi, per cui ho scelto il web, e ne sono soddisfatta. Potresti linkarmi il post di cui parli ad inizio risposta?
Grande Tito! Ecco qua Anna https://lavocechestecca.com/2015/02/22/due-lettere/
Incredibile, al di lá di qualsiasi altra considerazione, e ce ne sarebbero tante e legittime, il fatto che qualcuno pensi ancora che per esprimere idee e accendere un sano dibattito, siano necessarie iscrizione all’albo e carta stampata. Non solo: quel qualcuno crede che tutto il mondo soffra della sua stessa mediocritá che ti fa sognare di poter scrivere un giorno in un giornalone cartaceo megafono del Palazzo. Quanto al fatto specifico: imparino a tacere quando occorre coloro che ricoprono ruoli istituzionali, come la nostra preside incauta e chiacchierona!
Sono allibita di fronte alla “nebbia culturale ” che aleggia tra le righe di L.
Che amarezza leggere alcune affermazioni. ..