Lelio Basso e la democrazia sostanziale: odierno miraggio
Ognuno di noi ha costruito un legame particolare con un articolo della Costituzione italiana. Carta d’intenti redatta da uomini usciti da dominazioni totalitarie, che pensavano a come non rendere più possibile ciò che la Storia aveva riservato loro. Nel mio caso questo collegamento è nato con l’articolo 3. Volendo essere più preciso, con il secondo comma dell’articolo 3, perché entra in una forma di democrazia particolare, che ritengo essere la vera democrazia, l’indirizzo specifico che ha guidato il lavoro e l’aspirazione dei nostri Padri Costituenti.
«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Il Padre Costituente che propose il principio di uguaglianza sostanziale fu Lelio Basso. A quarant’anni esatti dalla sua morte, rispolverare le sue idee è quanto mai necessario.
Qui ci offre il suo punto di vista sulla democrazia costituzionale.
Non si accontentò della classica formulazione costituzionale che prende il nome di principio di uguaglianza formale perché, appunto, esso è esclusivamente una formulazione, ma non un impegno. Tutti i cittadini sono uguali, ma solo nella Carta. Per diventare sostanza, Lelio Basso esplicitò meglio gli strumenti per arrivare realmente ad affermare la veridicità dell’uguaglianza formale, costruendo l’impalcatura che esprimesse con quali finalità lo Stato s’impegnava nel patto sociale a lavorare per rendere realmente valida quella formulazione. Perché tutti siamo uguali, in maniera finta ma silente, fino a quando qualcuno non si prende l’impegno di elevare chi effettivamente uguale non è. Quest’impalcatura, nel principio di Lelio Basso è lo Stato pluriclasse.
Non c’è uguaglianza sostanziale e quindi neppure formale, fino a quando le disuguaglianze create da ostacoli di ordine economico e sociale non saranno eliminate mediante l’intervento dello Stato. Quest’affermazione del modello di società proposto da Basso e approvato in Costituente tra i principi fondamentali della Costituzione, ci porta a un’amara ma doverosa constatazione: secondo Lelio Basso non siamo in democrazia.
Non siamo in democrazia, perché quella affermata in Costituzione non è una democrazia liberale, idraulica, cosmetica, ma una democrazia sostanziale. Amaramente, non lo saremo fino a quando la formula di Basso non sarà intrapresa e resa realtà tangibile.
Siamo di fronte alla triste impossibilità di assecondare i voleri di Basso, in quanto non solo non aderiamo al modello democratico da lui proposto e ottenuto, ma siamo anche impossibilitati ad adoperarci per renderlo realtà concreta. A disattivare la formulazione di Basso ci sono i Trattati Europei d’impostazione liberale, i vincoli di bilancio che impediscono allo Stato di essere lo strumento di costruzione della democrazia sostanziale affermata in Costituzione. Concludiamo, dunque, che non abbiamo e non possiamo perseguire la democrazia sostanziale perché ci manca la possibilità di attivare lo Stato al massimo delle sue potenzialità.
Chiudiamo riportando un intervento di Lelio Basso, risalente al 13 luglio 1949:
«È in questa fase e come strumento di dominazione americana, che nasce e si concreta il progetto francese di Unione Europea, nasce cioè la proposta di una vera Unione Europea con parziali rinunce alle sovranità particolari.
Noi sappiamo che ogni passo avanti che si fa verso questa cosiddetta unione è un passo avanti sulla via dell’assoggettamento dell’Europa al dominio del capitale finanziario americano ed è altresì un passo avanti verso la formazione di una piattaforma europea in funzione antisovietica. Ridotta a questa espressione, l’Unione europea somiglia profondamente all’Europa di Hitler: anche allora «Europa in marcia», era una delle espressioni care alla dominazione nazista, così come oggi «Europa in marcia» è espressione cara alla dominazione americana».
Simone, ventottenne sardo, ha vagato in giovanissima età per il Piemonte, per poi far ritorno nell’isola che lo richiamava. Ama scrivere su tematiche politiche ed economiche. Legge per limitare la sua ignoranza.