L’emergenza come clava tecnocratica

Prof. Thon: «Prima di tutto voglio ringraziarvi per aver deciso di partecipare a questo progetto, siete uomini coraggiosi. Voi ridete, ma io dico sul serio. Le prossime due settimane farete una nuova esperienza: potrete subire ed esercitare pressioni. Alcuni di voi in questo periodo dovranno rinunciare ai diritti civili: non sottovalutate la cosa. Se qualcuno desidera andarsene questa è la sua ultima occasione. Bene, la vostra sicurezza è in cima alle nostre priorità».

Prof. Thon: «Signori […] non giocherete a fare le guardie. Da questo momento voi siete guardie».

Agente di custodia Berus: «Una volta, su un libro, ho letto che per riacquistare il controllo in una situazione come questa bisogna umiliarli».

Agente di custodia Berus: «Ascoltate: chi proverà a togliere il nastro adesivo dalla bocca andrà a sedersi vicino all’82, vale soprattutto per i nuovi detenuti. La durata di questa situazione eccezionale dipende da voi e basta».

Detenuti: «Sì, signor agente di custodia».

I passaggi d’apertura sono citazioni fondamentali tratte dal film «The experiment. Cercasi cavie umane». I contorni distopici (argomento più volte trattato nel blog) sono ben intuibili, ma l’esperimento avvenne realmente: il film si appoggia sul test svolto nel 1971 dallo psicologo Zimbardo nella prigione di Stanford al fine di dimostrare come determinati comportamenti siano figli del contesto e non delle caratteristiche soggettive degli individui. Si tratta di una tesi possibile, utile anche a spiegare le motivazioni storiche delle varie ascese al potere dei totalitarismi: nessun uomo nero, semplicemente l’instaurazione di un nuovo contesto sociale dove una minoranza d’individui, posti nelle condizioni di sottometterne altri, ci hanno preso gusto fino a spingersi verso l’inaudita ferocia. Il punto centrale dell’argomentazione è, di conseguenza, il sorgere della semplice facoltà di esercitare un insieme di poteri fuori dall’ordinario. Fuori dall’ordinario c’è lo straordinario: l’emergenza.

Il contesto può fornirci ogni volta una o più figure a cui si spalancano le porte dell’esercizio di facoltà straordinarie. Costruito il contesto che rende socialmente accettabile il mantra del T.I.N.A. (There is no alternative), la soglia dei diritti civili e sociali degli individui si abbassa, elevando contestualmente lo status dell’apparato necessario al funzionamento dell’insieme di regole immutabili imposte: ecco, il gioco è fatto. Si tratta di una struttura tecnocratica. Nel film precedentemente citato l’apparato viene rappresentato dagli agenti di custodia, in un’escalation tra gli impacciati, gli inflessibili e i crudeli. Tutto pur di far rispettare le sei regole fissate dal Dott. Thon.

Allargando lo sguardo, possiamo individuare tantissime figure di questo tipo, variabili in base al tipo di emergenza instauratasi in un determinato momento. Stanare queste situazioni non pare difficile: rapidamente il dibattito si cristallizza; gli argomenti divengono mantra religiosi; le scelte politiche, leggi di natura. Se un argomento è inopinabile, tanto vale non discuterlo, tanto vale far fuori pure l’apparenza democratica.

Nella precedente emergenza, esclusivamente economica, la tecnocrazia ha funzionato perfettamente mediante l’applicazione di questo schema alla scienza economica: ed ecco il pilota automatico (Cit. Mario Draghi), il pareggio di bilancio in Costituzione con conseguenti tagli alla spesa pubblica (specie quella sanitaria) e ai diritti sociali. Traslando dalla citazione dell’agente di custodia Berus, l’umiliazione atta a riprendere il controllo ha avuto luogo deprimendo un popolo, facendogli credere di essere incapace di autodeterminarsi democraticamente, passaggio necessario per l’instaurazione del T.I.N.A. economico. Il tutto in un quadro di democrazia parlamentare già compromessa dall’utilizzo spasmodico della decretazione d’urgenza per qualsivoglia materia.

Una volta giunta la pandemia, le scelte di politica economica, perno della tecnocrazia europea, hanno perso momentaneamente lo status di leggi di natura indiscutibili (ciò è stato possibile solo perché leggi di natura, effettivamente, non lo erano mai state). Un po’ d’imbarazzo c’è stato, ma è stato un attimo, giusto il tempo di partorire l’approssimativo «debito buono».

Oggi, l’ordine gerarchico pare essersi invertito: rivisitazione dei diritti civili e, di riflesso, dei sociali. Gli emissari della scienza economica ortodossa hanno passato il testimone o, perlomeno, ora lo stanno condividendo con altri campi. Riprendendo il personaggio di Berus, il mantra che si ripropone (ma i più attenti l’hanno visto sotto altre forme) è la colpevolizzazione delle vittime: la durata di questa situazione eccezionale dipende da voi e basta.

«Le distopie sono fantascientifiche e paranoiche solo finché restano attivi gli impedimenti tecnologici e ordinamentali che ne frenano l’avvento». Cit. Il Pedante.