Lettere al Direttore: lei seduto vicino a Travaglio
Gentile Direttore,
spulciando alcune foto sul web ne ho vista una proveniente dalla “festa” del Fatto Quotidiano a Marina di Pietrasanta il 7 settembre. Non volevo credere ai miei occhi: seduto in prima fila a vedere Freccero, Mentana e la Berlinguer che si scannavano c’era lei seduto fra il Direttore del Fatto Antonio Padellaro e il vicedirettore Marco Travaglio. Non nego di essere rimasto particolarmente sorpreso nel vedere quest’improbabile trio “nel covo del nemico”: non è forse lei (come tutto il suo blog mi pare) ad affermare di essere libero, controcorrente e senza padrone? Non è forse lei che in più di un’occasione ha detto «quello che voto è affare mio»? Si vede che lei predica bene ma razzola male: non mi sembra che si possano avere ancora molti dubbi sulle sue idee politiche, dopo che è stato sorpreso fra un comunista ed un palese filogrillino. Mi dispiace, ma per quanto mi riguarda ha perso un lettore con la sua incoerenza.
Addio
P. E.
Gentilissimo lettore,
non nego che lettere come la sua mi lascino sempre l’amaro in bocca: mi dispiace che lei si sia sentito “tradito” da un mio atteggiamento che le è sembrato contraddittorio. Questo vuol dire che noi non abbiamo fatto bene il nostro lavoro, che non ci siamo spiegati bene, proverò a rimediare: ebbene sì, sono stato a Marina di Pietrasanta in occasione dell’annuale festa del Fatto ed ero pure seduto vicino al Direttore. Mi stupisce il tempismo del fotografo che ha colto proprio l’attimo in cui ero “circondato”: Marco si è spostato poco dopo perché da quella posizione vedeva male. Le spiegazioni che le sto dando credo che siano comunque superflue: non penso di avere il dovere di rendere conto a nessuno dei miei spostamenti. Andiamo avanti: lei mi accusa di essere andato nel «covo del nemico», quando invece sono andato semplicemente ad una rassegna di incontri molto interessanti con ospiti autorevoli e molto preparati. Per lei è una colpa? Per me no. Come ho già detto altre volte, la nostra libertà di pensiero non vuol dire che noi non abbiamo delle preferenze verso questo o quel gruppo politico, ma piuttosto che (raramente) elogiamo o (più spesso) critichiamo una persona o un gruppo politico mettendo da parte le nostre partigianerie. Dispiace sempre di perdere un lettore, spero si ravvederà.
Cordiali saluti
Tito G. Borsa
direttore.lavocechestecca@gmail.com
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia