Libera informazione: la «zanzara» Parenzo

David, tu conduci La Zanzara su Radio24, programma di enorme successo, ma che tutto sommato ha un formato un po’ anomalo. Come lo definiresti? Un programma di informazione?
[dropcap]P[/dropcap]referisco sia il pubblico a definirlo. Un’idea, un programma, lo puoi costruire nella tua testa, pensare in un certo modo, con determinati meccanismi, però poi è il pubblico che giudica e che ti etichetta, anche per una cosa che potevi aver pensato diversa. Forse La Zanzara è tutte le cose insieme: sicuramente fa informazione (e non tanto perché i suoi conduttori siano giornalisti professionisti), sicuramente è irriverente, sicuramente è comico, ma in ogni caso lo definirei giornalistico.

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Un momento molto atteso del programma sono le chiamate dal pubblico. Ti chiederei allora che ne pensi del ruolo del giornalista rispetto alla cosiddetta opinione pubblica: il giornalista dovrebbe limitarsi a riportare fedelmente ciò che il pubblico pensa e dice, o ritieni che esista un ruolo del giornalista nella formazione stessa dell’opinione pubblica?
Beh direi che le chiamate hanno un ruolo portante nel programma. La questione comunque è interessante. Ci sono molti modi di fare informazione e di fare il giornalista. C’è il giornalista terzo, imparziale, che si limita a condurre i programmi, alla «Rai uno», dove vige un’apparente asetticità; o c’è una modalità più «all’americana», un po’ più sporca, in cui anche i conduttori hanno delle idee e lo manifestano. Però credo che questa confusione di piani non ci sia. Noi abbiamo due giornalisti con due ruoli, con delle idee, fanno parte del format e dicono quello che pensano. Questo non interferisce con il fatto che comunque diamo anche delle notizie. Ci sono tanti modi di fare questo mestiere, giornalismo d’opinione o giornalismo dei fatti, basta che uno sia una persona corretta, e si possono fare anche entrambe le cose, come credo facciamo noi, aggiungendo certamente anche un aspetto di intrattenimento. Se poi si vuole il giornalismo d’inchiesta ci si dovrebbe rivolgere ad eccellenti programmi come Report o Presa Diretta.
Poi è il pubblico decide che prodotto comprare, come ovunque ormai. Un po’ tutto contaminato, abbiamo tranquillamente l’ascoltatore della Zanzara che legge il Corriere della sera, lo spettatore delle Iene che legge Il sole 24 ore. Abbiamo un grande accesso alle notizie e anche una buona capacità di scelta.

Riguardo la libertà di espressione di un pubblico che talvolta «esprime un po’ troppo» (si parla molto di hate speech ultimamente), e per il quale talvolta sono invocate azioni legali, ti chiedo se è davvero così semplice stabilire un confine tra ciò che è lecito dire e ciò che è illecito. Che ne pensi?
Esiste una legge che si chiama Legge Mancino. Essa implica che la parola, un post su Facebook, un tweet, non siano meno violenti dei fatti. Così come sono sanzionati account razzisti ed intolleranti, così dovrebbe essere sanzionata l’invettiva violenta. Non sono per la censura, ma per l’applicazione della legge. Non è vero che tutti possono dire tutto: se uno è un razzista occorre dire apertamente che è un razzista, e dunque va perseguito a norma di legge.
Un caso particolare è poi quello delle sentinelle in piedi: finché non commettono nessun reato a me va benissimo, che problema c’è? Poi io mi ero schierato contro il loro diritto a manifestare di fronte ad un ospedale dove si praticano aborti perché lo ritengo un posto sensibile, in cui va in scena la sofferenza di donne che vanno a compiere un gesto sicuramente autodeterminato, ma non per questo privo di dolore. Manifestare con le foto di feti di fronte a questo contesto non è solo di cattivo gusto, ma anche sbagliato, e il prefetto avrebbe dovuto negare il permesso a quella manifestazione. Accetto l’opinione contraria (anche se secondo me è medioevo puro), ‘ste sentinelle possono stare in piedi e dire quello che gli pare, basta che portino le loro foto altrove, che ne so, davanti a una chiesa.

Un’ultima domanda. Tu non fai solo radio, ma anche televisione. Ci sono delle differenze per quanto riguarda la libertà del giornalista? Normalmente si dice che Mediaset è berlusconiana, la Rai filogovernativa e così via. La radio è etichettabile in modo simile?
Tutto è libero, anche la televisione, non siamo sotto nessun regime. Esistono gli editori, che sono i padroni dell’impresa. Ogni giornale ha dietro di sé un gruppo di potere, dal Corriere della sera a La stampa. Sicuramente Mediaset dietro ha Berlusconi, che a mio giudizio è stato un pessimo politico (nonostante io lavori a Mediaset), ma un buon imprenditore: al netto di tutto negli anni ’80 ha creato qualcosa di interessante e nuovo. Per quanto sia un personaggio controverso, non c’è nessun imbarazzo per uno di centrosinistra a lavorare per Mediaset. Per ora nessuno mi ha mai detto cosa devo scrivere o cosa devo dire.