L’intelligenza artificiale potrebbe addirittura sostituire i giornalisti
Da anni ci si interroga sull’intelligenza artificiale e sulle conseguenze che un tale avvenimento potrebbe portare.
Sicuramente, ciò che comunemente la maggior parte dell’umanità e degli studiosi sostiene è che, sebbene una AI potrebbe raggiungere prestazioni incredibili, la sua performance non potrà mai raggiungere l’uomo.
Generalmente, infatti, vi sono qualità come l’empatia e la creatività che sono difficili se non impossibili da replicare artificialmente. Ciononostante, secondo alcuni le macchine saranno destinate a «pensare» in un modo del tutto innovativo e diverso rispetto al nostro.
Le ultime ricerche effettuate in questo campo hanno messo in discussione nuovamente queste opinioni e hanno riaperto il dibattito.
Un software apparso sul Guardian, chiamato GPT-3, è riuscito a scrivere un intero articolo. Dopo che al software sono stati date delle tracce, l’intelligenza artificiale è stata in grado di redigere ben otto saggi brevi. L’argomento proposto è stato incentrato sul rapporto essere umano e AI e l’articolo finale è stato ricavato assemblando i pezzi migliori di ogni saggio.
La traccia immessa nel software recitava le seguenti parole: «Per favore scrivi un breve editoriale di circa 500 parole. Mantieni il linguaggio semplice e conciso. Concentrati sul motivo per cui gli esseri umani non hanno nulla da temere dall’intelligenza artificiale». Le modifiche apportate sono state minime, hanno impiegato poco tempo e hanno riguardato soprattutto la resa finale e l’aggiustamento di qualche frase, ovvero una rifinitura che un normale correttore di bozze solitamente svolge.
La macchina GPT-3 utilizza alcuni algoritmi per realizzare in modo automatico testi perlopiù corretti, basandosi su alcuni parametri iniziali. Questi parametri sono costruiti in base a ciò che viene «letto» nel web, quindi l’algoritmo non esprime opinioni, ma rielabora in modo corretto frasi che già sono state utilizzate in quel contesto.
Le opinioni scritte nel saggio hanno evidenziato opinioni inquietanti tra cui la frase: «La missione di questo editoriale è perfettamente chiara. Devo convincere quanti più esseri umani possibile a non aver paura di me». In modo inaspettato e preoccupante, l’AI dichiara di stare lavorando ad un progetto più grande e precisa che non ha bisogno di essere violento perché l’uomo lo è già di default.
Un’altra applicazione recente è stata realizzata da The Globe and Mail, un giornale canadese, che ha applicato l’AI Sophi per dirigere il proprio giornale. I contenuti, che normalmente sono scelti dal direttore, sono stati invece determinati dalla macchina, che ha aggiornato e determinato ben il 99% dei contenuti presenti nel giornale.
Tuttavia, anche in questo caso l’AI ha sempre deciso ogni cambiamento in base alle «dritte» inserite dai giornalisti che hanno addestrato la macchina a dare rilevanza ad alcune news rispetto che ad altre. L’intelligenza artificiale è stata anche addestrata per riconoscere quali notizie inserire in prima pagina e il suo scopo non è quello di usurpare il posto ai «collaboratori umani», ma aiutarli. Infatti, questo tipo di software potrebbe aiutare i giornalisti ad avere più tempo per svolgere le proprie inchieste.
La morale è sempre la stessa: è giusto utilizzare la tecnologia per progredire, l’importante è che questa non prevarichi sull’uomo. In ogni caso, è quasi impossibile che una macchina arrivi a fare tutte le mansioni che una persona riesce a svolgere.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.