Livelli elevati di ormoni maschili, non i vaccini: le cause dell’autismo
I disordini dello spettro autistico (ASD) comprendono una vasta gamma di disturbi, più o meno gravi, accomunati da significative difficoltà nell’interazione sociale e nella comunicazione verbale. I sintomi principali sono difficoltà a rapportarsi con il prossimo e comportamenti brevi e ripetitivi: tali caratteristiche si manifestano precocemente nella vita del paziente e spesso interferiscono significativamente con la sua vita quotidiana. I soggetti affetti da autismo hanno grandi difficoltà nel riconoscere le emozioni altrui, nel mantenere un contatto visivo con l’altra persona e nel comprendere gesti o espressioni facciali. Ma quali sono le cause di questa patologia?
Purtroppo, al giorno d’oggi non è ancora nota la causa determinante dell’autismo. Molto si è detto sui vaccini, ma ormai si è certi che essi non abbiano nulla a che fare con l’autismo: semplicemente, l’epoca di comparsa dei sintomi solitamente coincide con il periodo di somministrazione dei primi vaccini; è ovvio però che l’associazione temporale non implica un’associazione causale, che infatti è stata esclusa da un ingente numero di studi.
Determinare la causa dell’autismo è estremamente complesso, in primis perché a provocare questa condizione sono numerose concause che, combinate, portano alla patologia conclamata. La comunità scientifica è relativamente certa che la componente genetica giochi un ruolo importante nel determinare questi disturbi, sebbene per ora sia stato impossibile identificare con precisione i geni responsabili.
Alcuni recenti studi hanno evidenziato un collegamento tra l’insorgenza dell’autismo e l’esposizione nella vita fetale a elevati livelli di ormoni sessuali maschili (androgeni). Gli ormoni sessuali sono normalmente presenti durante la vita fetale e sono indispensabili per il corretto sviluppo sia degli organi riproduttivi sia di alcune strutture cerebrali: certe aree del cervello sono infatti «sessualmente dimorfiche», cioè diverse tra uomo e donna. Questa diversità viene determinata proprio durante la vita fetale, quando il feto viene esposto a ormoni maschili e femminili, ovviamente in modo diverso a seconda del sesso; le concentrazioni di questi ormoni devono essere mantenute entro livelli estremamente precisi affinché tutto si sviluppi nel modo corretto. È stato notato che le donne affette da autismo hanno queste aree sessualmente dimorfiche alterate e in più elevati livelli di androgeni nel sangue. Inoltre, i soggetti autistici mostrano una spiccata mascolinità sia nei tratti del viso sia a livello di pattern di comportamento, rilevati da appositi test.
In questo quadro, molto interessante è l’ipotesi pubblicata recentemente sulla rivista scientifica «Molecular Psychiatry» che ha analizzato anche il ruolo degli ormoni sessuali femminili (estrogeni) durante la vita fetale. Mentre gli androgeni in questa fase hanno il compito di formare tratti più maschili (sia a livello morfologico che cerebrale), gli estrogeni giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello, in entrambi i sessi, poiché promuovo la formazione di sinapsi e la maturazione dei neuroni. La ricerca ha dimostrato che anche l’esposizione a elevati livelli di estrogeni durante la vita fetale è associata allo sviluppo dell’autismo nei maschi; non è stato possibile eseguire lo studio sulle femmine in quanto i soggetti disponibili erano troppo pochi (la prevalenza dell’autismo è infatti nettamente superiore nei bambini maschi).
Non è ancora chiara l’interazione tra gli androgeni e gli estrogeni nel determinare la comparsa dell’autismo. Nei soggetti autistici sono state spesso riscontrate strutture anatomiche cerebrali mascolinizzate, mentre a livello dei pattern di comportamento i risultati hanno mostrato shift alterni in senso sia femminile sia maschile. Comprendere i meccanismi alla base dell’insorgenza dell’autismo apre la strada a comprenderne le cause principali: l’alterazione ormonale può essere dovuta a un malfunzionamento della placenta, oppure a un’anomala sintesi di ormoni da parte del feto o della madre.
Sono una studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino.
Scrivo principalmente di argomenti scientifici, tentando di divulgare ciò che più mi appassiona.