Love = Love: l’Amore come unica forma di Orientamento
E se osassimo Amare semplicemente?
Vorrei usufruire di queste righe per un’introduzione al pensiero sugli orientamenti sessuali e sull’Amore in generale e, inoltre, per introdurre una prospettiva molto più aperta e nuova perché alla fine dei fatti siamo tutti un grande arcobaleno di emozioni, impulsi ed istinti che è innaturale canonizzare.
Eterosessuale, omosessuale, lesbica, bisessuale, asessuale, transessuale, poliamoroso, bigender, transgender, eccetera eccetera: sono già stanca. Se avessimo una cultura in cui l’Amore ed ogni sua manifestazione fosse naturale, non servirebbero nemmeno parole per definirlo. Se adattassimo la cultura alla nostra natura allora ci sarebbe una società sana; cosa che non avviene e non è mai avvenuta.
In passato, prima della cultura monoteista, c’era sicuramente molta più natura che cultura. Sicuramente, come in ogni cultura ci saranno state delle repressioni perché l’uomo purtroppo è nato per sbagliare e sbagliare ancora e sempre nelle medesime situazioni. è una creatura stupida, molto. Per quanto mi riguarda il «peccato» è sacro perché è Naturale quanto è naturale ogni nostro lato oscuro. Anche la morte fa parte della nostra vita, ma la paura reprime costantemente, fino alla follia.
Ma il vero problema di questa repressione di Massa è appunto la massa e la globalizzazione di un pensiero. Così sono nate tutte queste definizioni per caratterizzare il «diverso». L’eterosessuale non deve mica dichiararsi tale al mondo perché è «ovvio» che lo sia. Nonostante ciò non butto via gli orientamenti sia sessuali, che amorosi, che di genere perché appunto fanno parte della nostra identità e servono a comprendere la nostra natura e le nostre esigenze.
Una persona non faticherebbe ad accettare e ad amar poi se stessa se non dovesse chiedersi «che cosa sono?». Il concetto fondamentale ed estremamente malato che ci portiamo dietro, non solo in quella che può essere la nostra sessualità, ma in tutta la nostra identità è la Normalità della non-identità data dal chiedersi «che cosa sono?» piuttosto che dal chiedersi «chi sono» .
Già questo accade quando non vivi dentro certi canoni non-identitari creati dalle non-persone che vivono nei non-luoghi e nel non-tempo. Ma invece una persona che è perfettamente in un certo canone, da ciò si può dedurre la sua probabile repressione (anche per questo la maggior parte degli omofobi sono non eterosessuali repressi), non riuscirà nemmeno a chiedersi «che cosa sono» perché non avrà nemmeno la santa maledetta benedizione di poter porsi delle domande, perché è una non-persona e perché non osa immaginare una realtà ove la coscienza può essere creata individualmente.
Ciò che spero vivamente di far passare attraverso le mie parole ed il mio scrivere non è solo un invito all’apertura mentale, ma piuttosto un invito alla distruzione mentale, di una mente programmata e costruita. Spero davvero di donare almeno ad alcuni di voi spunti di riflessione per arrivare ad una non-mente, che cancellerà la vostra mente e che vi farà rendere conto che era una non-mente velata ed inconsapevole e per farvi giungere alla Grande Mente. E quando capirete questa frase, allora sarete anche pronti alla Vita e alla Libertà. L’unico mio desiderio è di portarvi all’autodistruzione e all’autoricomposizione volontaria.
Il prossimo articolo parlerà della «convenienza» dell’etichetta. Pare ipocrisia ma poi quando scriverò, capirete come l’etichetta e l’anti-etichetta in realtà siano molto intrinseche tra loro.
Alla prossima settimana!
Siria Comite
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