Love=Love: liberarsi dall’etichetta
Etichetta: cartellino che si applica su oggetti vari per indicarne il contenuto o altre caratteristiche.
Etichettare: munire di etichetta, classificare, definire in modo approssimativo e superficiale.
(Dizionario Garzanti)
Alla parola «etichetta» consegue l’immediata associazione mentale con quel quadratino di carta posto su un barattolo di passata di pomodoro, tra altri barattoli di passata di pomodoro, tra altri immensi barattoli di ogni tipo ed ogni prodotto in un grande ed immenso supermercato, il quale a sua volta si trova nella nuova forma di città o meglio di non-città, chiamata «centro commerciale».
Però se pensassimo alla parola «etichetta» in senso meno letterale e più generale, ci accorgeremmo che ogni individuo ha un cartellino attaccato su di sé. Nel momento in cui un individuo ha un’etichetta comune a molti altri suoi simili ed è consapevole del valore di quell’etichetta riconoscendosi in ogni suo carattere, l’individuo s’annulla divenendo un barattolo di passata di pomodoro tra i tanti barattoli di passata di pomodoro e magari quell’«individuo» o non-individuo sarà anche fiero nell’essere poi gustato dai consumatori nei loro amati spaghetti con le polpette. Avete mai osato pensare che l’umanità non è altro che un supermercato? Magari alcuni nel scoprirlo stupidamente potrebbero gioire nel pensare «beh, proviamo empatia anche per i pomodori! Quanto siamo fortunati».
Abbandonando il sarcasmo, questo articolo chiaramente parla di «Etichetta». L’Etichettare e l’etichettarsi sicuramente non appartiene unicamente agli orientamenti romantici, sessuali e di genere. Bensì appartiene ad una sorta di «canone sociale» e a ciò che si esterna da esso. L’Etichetta nasce da questo canone imposto in primis dalla società che ci circonda ed una volta che si introietta dentro di noi diviene soprattutto auto-imposto e danneggia gli individui non è tanto sentirsi dire che si è sbagliati, quanto credere fortemente di esserlo. Solo iniziando a ragionare «da sé e per sé» si può deintroiettare l’etichetta da se stessi.
Volendo semplificare, una volta che l’etichetta muta in auto-etichetta un individuo può reagire in due modi differenti:
1. l’ omologazione ed il conformismo canonico. Teniamo presente che il «canone» non è necessariamente eterosessista: non sono pochi gli omosessuali che discriminano bisessuali e transessuali. Strano caso di minoranze che discriminano altre minoranze. In questo caso l’individuo tenterà di negare la sua natura cercando di adattarsi all’ambiente sociale (etero) spesso sfociando in episodi di omo-trans-bi-fobia odiando il «diverso» riflettendo così l’odio che prova nei confronti di se stesso ma che non vuole ammettere.
2. il conformarsi ad una determinata «etichetta», annullando se stessi nell’«orgoglio del diverso» fino a perdere la propria vera identità. Ciò non è da confondere con la ricerca della propria sessualità «sperimentando» diversi orientamenti. Per esempio un bisessuale prima di scoprire questo orientamento avrebbe continuato a sentire un senso di inadeguatezza, ma ciò che conta è non precludersi possibilità ed essere aperti ad ogni tipo di Amore.
Un non-individuo può evadere dall’etichetta? Sì.
Ricercare il «chi sono» piuttosto che il «cosa sono», come avevamo spiegato la settimana scorsa, può portare davvero alla felicità ed essa può esistere solamente nella nostra identità evadendo dalla non-identità di una gelatina grigiastra ma colorata da additivi e resa floreale, più comunemente detta «società». Ricercare la propria natura e su di essa creare la propria cultura.
Siria Comite
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