Max Manfredi – Dremong
Dremong
Max Manfredi
Primigenia Produzioni/Gutenberg Music – 2014
Abbiamo iniziato le nostre recensioni con un gruppo di giovani esordienti; continuiamo ora con un cantautore che, di sicuro, esordiente non è, avendo 5 dischi all’attivo, di cui primo risale agli anni ’90. Gioco facile? Tutt’altro: recensire un artista con una carriera riconosciuta alle spalle si rivela un compito spesso piuttosto insidioso. Seguire la già battuta strada delle incensazioni o rischiare di sembrare un po’ forzatamente controcorrente e discostarsi dalla vulgata?
V’è da dire che la conclamata bravura di Max Manfredi un po’ aiuta il nostro ingrato compito. Nel 2014, in una stagione in cui il cantautorato italiano non se la passa troppo bene – proprio perché al giorno d’oggi girano moltissimi e famosissimi pessimi cantautori – esce Dremong, un disco che definirei una collezione di favole, racconti, fiabe. Da questo punto di vista, Manfredi mi è sembrato quasi un cantastorie, dunque una figura di cantante profondamente inattuale, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ciò comporta. Le soluzioni musicali sono comunque convincenti, caratterizzandosi per un certo gusto dei suoni etnici e le ibridazioni culturali. Sono pronta a scommettere che, a ben ascoltare, il disco sia puntellato di «citazioni colte», senza però arrivare a certe iperboliche costruzioni alla Battiato (per il quale, confesso, talvolta provo una forma di esasperazione) – si veda la raffinata scelta del titolo, Dremong, che dovrebbe essere una creatura dell’immaginario tibetano, una specie di mostruoso (ma, sembra, anche un po’ triste) Yeti.
Ci sarebbero molte altre cose da dire su questo bel disco, ma via, la musica si ascolta. È un peccato che, dopo l’oggettiva sbornia di cantautorato italiano a cui siamo da lungo tempo sottoposti e che ha spianato la strada all’egemonia culturale dell’elettronica (che tra l’altro mi piace molto), è un peccato, dicevo, che questo tipo di produzioni possa passare inosservato. Lasciando poi, ovviamente, a ciascuno giudicare secondo i propri gusti musicali.