Sì, ho la mamma sieropositiva
Giugno 2015. Mia mamma mi telefona per darmi la notizia che nessuna figlia vorrebbe ricevere: è diventata sieropositiva e positiva all’epatite C.
Premetto che lei ha sempre avuto una vita sregolata: in terapia al SerT da quando era una adolescente, ha fatto uso di oppiacei, alcool, cocaina e chi più ne ha più ne metta. Quando è rimasta incinta di me si è data una regolata e infatti tutti sono rimasti stupiti di come io sia nata sana come un pesce! Ma l’Hiv non se l’è preso con questa vita, presumibilmente è stato il suo ragazzo (lei dice che lui ha avuto una relazione con una persona sieropositiva), ma lui rifiuta di farsi il test.
Sarà che ho troppi pregiudizi, ma all’inizio è stata dura, evitavo anche il semplice bacio sulla guancia per paura di prendermi qualcosa. Tornando a quest’anno… Appena mi ha dato la notizia mi è crollato il mondo addosso, mi è venuto da ironizzare e da ridere dicendo che in realtà aveva letto male il risultato, che mi dicesse che non era vero. Niente: la realtà era quella, ormai è infettata da questo maledetto virus.
Io per scrupolo ho fatto il test e l’ho fatto fare anche al mio ragazzo, fortunatamente siamo tutti e due negativi.
I primi sentori che avesse qualcosa che non andava li aveva già dimostrati da un po’ di tempo prima del risultato del test: la memoria che le faceva brutti scherzi, raffreddori o influenze che non passavano nei tempi definiti «normali», depressione e stanchezza più del normale.
Avuto l’esito definitivo, il medico che la sta seguendo al SerT le ha detto più di una volta di non fare fesserie (tipo suicidarsi) perché con le conoscenze odierne i sieropositivi hanno la prospettiva di vita di una persona normale se seguono alla lettera tutta la terapia.
Ora lei sta iniziando la cura con i retrovirali, solo che non si è ancora trovato il cocktail giusto perché ognuno ha il suo ceppo virale: è per questo che anche due persone sieropositive dovrebbero, quando hanno rapporti completi, usare il preservativo.
Ora non voglio fare la morale a nessuno: se dovesse succedere a qualcuno vicino a voi, non abbandonatelo, non allontanatelo dalla vostra vita, ma parlateci. Sì, parlateci perché lo sfogo con chi conoscono è la migliore terapia, li aiuta a esternare meglio ciò che hanno dentro, basta anche una semplice domanda sul loro stato d’animo per farli sentire meglio.
Intervento firmato
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