Manifestanti ad Hong Kong sfidano le autorità
Decine di migliaia di manifestanti a Hong Kong hanno sfidato ieri il divieto delle autorità di organizzare una veglia collettiva per ricordare le vittime della repressione di piazza Tienanmen del 1989.
Dopo aver abbattuto le barricate erette intorno a Victoria Park, che dal 1990 ospita l’evento, i dimostranti si sono raccolti per accendere insieme fiaccole e candele e urlare slogan.
Qualche ora prima, in parlamento, era stata approvata la legge che prevede pene fino a tre anni di reclusione e multe fino a 6.000 euro per il reato di vilipendio all’inno nazionale cinese.
«Sono trenta anni che partecipo alla veglia in memoria delle vittime della repressione del 4 giugno e quest’anno ha ancora più senso» ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP un uomo 74enne. «Perché Hong Kong sta vivendo lo stesso tipo di repressione dello stesso regime, proprio come è successo a Pechino».
«La legge sulla sicurezza nazionale sarà approvata e la libertà di riunione sta scomparendo. Ma non possiamo lasciare che la storia venga dimenticata», ha detto Amy, quasi ventenne, che per la prima volta ha partecipato alla veglia.
Alle 20.:00 (ora locale), è stato osservato un momento di silenzio.
Veglie a lume di candela si sono tenute anche in altri distretti di Hong Kong. Centinaia di persone si sono radunate a Mong Kok, dove ci sono stati tafferugli tra manifestanti e agenti che hanno usato spray urticante per disperderli.
Secondo quanto riportato dalla polizia sarebbero avvenuti alcuni arresti.
In base alle leggi restrittive emesse per arginare la diffusione del COVID-19 non sono consentiti a Hong Kong raduni pubblici di gruppi composti da più di otto persone. Fonti della polizia hanno riferito al South China Morning Post che è vietato anche l’assembramento di più gruppi con uno scopo comune.
Sono Emanuele, classe ’95, studente di Filosofia, appassionato lettore sia di libri che di articoli di giornale trattanti attualità e politica.