Scacchi: due parole con il Grande Maestro Marina Brunello
Sembra una studentessa come tante, ma ben pochi conoscono la sua «impresa». Marina Brunello è la prima Grande Maestro Femminile italiana, fatta eccezione per Elena Sedina e Olga Zimina, che però sono nate altrove. Marina ha un sorriso molto contagioso, le ho chiesto di ricordarsi di quando era al mio livello scacchistico, ma è passato troppo tempo, aveva sette-otto anni, ride.
È la prima volta che la squadra femminile all’europeo oscura la prestazione di quella maschile, nonostante i ragazzi abbiano comunque fatto un’ottima figura. «Stavamo per battere la Polonia – mi racconta Marina – ma io ho perso la testa». Marina è un’atleta e se fosse la Vezzali non avrebbe bisogno di presentazioni. «Tu sai come abbiamo cominciato a giocare in famiglia, vero?» mi chiede. Dovrei saperlo, invece no, rispondo che probabilmente i Brunello giocavano a scacchi dal VI secolo dopo Cristo, perché ho in mente famiglie che sono nell’ambiente da generazioni. Marina scuote la testa. Suo padre non gioca, è un «normale», probabilmente non sapeva cosa stava facendo quando ha insegnato le mosse a Sabino Brunello, classe 1989, fratello maggiore di Marina, che ora è uno dei più forti Grandi Maestri italiani e uno delle migliori persone che conosco. Sabino trova per caso la possibilità di frequentare un corso a scuola, si appassiona al gioco, cerca qualcuno con cui giocare, «costringe» le sorelle minori, Roberta e la più piccola Marina, a imparare. E la frittata è fatta, anzi la madre dei tre soggetti conosce una tizia che conosce un tizio che gioca a scacchi, quindi i Brunello vengono informati che esistono tornei di scacchi. E la frittata è fatta e pure mangiata. La ragazza parla di punteggio Elo e cose più o meno tecniche che non è il caso di spiegare al momento; a sei anni batteva già ragazzi delle medie e delle superiori, a tredici anni era Candidato Maestro, a sedici Maestro. La guardo a bocca aperta. «Gli scacchi sono semplici», mi dice candidamente. I tornei scolastici erano particolarmente divertenti, sia da bambina, con Sabino in seconda scacchiera, un suo amico in prima e Roberta in terza, sbaragliavano chiunque; sia da adolescente. In prima liceo scientifico giocava con la sorella e altre due nella squadra della scuola, i ragazzi facevano un po’ i bulli, le sottovalutavano, Marina muoveva senza nemmeno guardare. Gli avversari se ne andavano indignati, non sopportando lo smacco di aver perso con una femmina. Il professore di educazione fisica che accompagnava le Brunello le sentì analizzare le loro partite, senza scacchiera. Le guardò: «Voi siete aliene».
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.
Grande Cecilia, spero che tu sia soddisfatta dei tuoi risultati