Mi ricordo don Andrea Gallo
Il ricordo della nostra lettrice
Don Gallo ha lasciato una voragine, andando via, ma ci aveva preparati. E il suo contagio potente risuona ancora in chi l’ha conosciuto e in chi, oggi, conosce chi lo ha frequentato o ne è stato in qualche modo toccato.
Credo sia una delle persone che hanno speso con maggiore intensità e generosità ogni minuto della propria esistenza.
L’ho incontrato di persona solo una volta, circa un anno e mezzo prima della sua morte, a una serata organizzata dall’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ndr). La sala era piena fino a scoppiare, gente ovunque e giovani, tanti giovani. E lui stesso, già più che ottantenne, era giovane tra i giovani, la dimostrazione pratica di quanto il corpo vada incontro a una naturale usura, ma lo spirito possa splendere fino all’ultimo respiro. Parlammo quella sera, e il registro passava facilmente dallo scherzo alla profondità. Lui, che era maestro, non dimenticava mai di guardare con estrema umiltà alla vita che gli scorreva intorno, non pensava di possedere risposte, ma ci provava sempre, con forza ad aiutare gli altri a sentire il proprio senso del vivere, ed esprimeva un sollievo infinito nel vedere che qualcosa andava a posto nella vita delle persone.
Un prete, un uomo perfettamente incarnato, che sapeva cosa voglia dire la vita reale, e non voleva dare lezioni a nessuno, un uomo che sapeva amare e ci ha insegnato e ci insegna tanto. Grazie, per sempre grazie, Gallo.
Cecilia Foppiani
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