Etica: si possono «modificare» gli embrioni?
In Gran Bretagna arriva il via libera, accordato dall’«Human Fertilisation and Embryology Authority» (HFEA), al progetto di ricerca del Francis Crick Institute di Londra per lo studio delle cause dell’infertilità.
Secondo la Bbc, la HFEA ha permesso agli scienziati di compiere test per osservare lo sviluppo, fin dai primissimi momenti, dell’embrione per riuscire così a spiegare cosa accade durante gli aborti. Per la ricerca verranno utilizzati e modificati geneticamente embrioni donati da coppie che hanno ricorso alla fecondazione assistita. La normativa vieta che gli embrioni vengano impiantati per dare il via alle gravidanze. Dunque, la legge permette le ricerche su tutti gli embrioni, anche quelli modificati, a patto che non vengano utilizzati.
A chiedere l’autorizzazione per questo progetto è stata Kathy Niakan lo scorso gennaio. La ricercatrice ha spiegato che ogni 100 ovuli fecondati meno di 50 raggiungono lo stato di blastocisti con 200/300 cellule, e solo 13 arrivano al terzo mese. I ricercatori usano la tecnica «Crispr», che permette di fare un «taglia e incolla» del Dna, per «annullare» la funzione di un gene alla volta e capire quali di questi sono importanti per lo sviluppo. La ricercatrice afferma che «questa ricerca può portare miglioramento nella fecondazione assistita».
La scienza compie passi da gigante e la ricerca avanza al fine di migliorare ulteriormente la qualità della vita. Tuttavia c’è chi non la pensa così, ed è così che questa ricerca attualizza una spinosa questione morale. Alcuni membri di «Culturacattolica.it» affermano che l’essere umano deve essere rispettato fin dal primo istante della sua esistenza – che ha inizio col concepimento – e che il progetto avviato, come tanti altri prima di esso, porterà a possibili gravi conseguenze.
Da parte sua la Chiesa, nel Concilio Vaticano II, rammenta all’uomo contemporaneo che «la vita una volta concepita deve essere protetta con la massima cura». Questa è solo una delle risposte alle numerose domande sulla legittimità delle azioni dei ricercatori.
Il conflitto è duro, la questione complessa e quindi necessitante di una profonda riflessione. Troppo spesso si dimenticano però le conseguenze estremamente positive di questo genere di ricerche: la scienza sta marciando verso la vera «protezione della vita» che se pur con qualche «difetto morale», se così vogliamo definirlo, punta alla risoluzione di numerosi problemi anche futuri. Nessun problema può essere risolto senza ricerca, e se quest’ultima venisse a mancare numerose malattie e numerose morti non potranno essere evitate, così come le sofferenze che da esse ne conseguono, allora sì che dovremo preoccuparci di moralità.