In morte del bicameralismo perfetto

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Maria Elena Boschi

Sono stati in tanti, soprattutto sul web, a esultare per il nuovo successo della combriccola renziana: ieri il ddl Boschi è diventato legge. In altre parole il Senato, come tutti lo conoscevamo, è entrato nella fossa che da alcuni mesi si stava lentamente scavando. Ora le bestemmie giuridiche di certe persone non fanno altro che buttargli la terra sopra a badilate. Per carità, ognuno è libero di dire e fare quello che vuole a parte dire idiozie, prima fra tutte che la morte del bicameralismo perfetto sia un regalo ai cittadini. Questo perché 1. la seconda camera continuerà a esistere e sarà una sorta di «camera delle autonomie», formate da consiglieri comunali che passeranno qualche giorno alla settimana a Palazzo Madama in cambio dell’immunità; 2. la mancanza di un controllo fra le due camere favorisce inevitabilmente lo «scambio» di agenti attuato già dall’italicum: non sarà più il parlamento a sorvegliare il governo ma sarà l’esecutivo ad avere carta bianca alla Camera. Basti pensare che un partito col 20% dei voti può ottenere la maggioranza assoluta (e nemmeno risicata) alla Camera e da lì dare la fiducia al governo, eleggere il Presidente della Repubblica e di conseguenza parti di Csm e di corte costituzionale.
Ieri è stato arrestato (accuse: concussione, corruzione e turbativa d’asta) Mario Mantovani, vicepresidente della Lombardia. Noi ovviamente immaginiamo che sia innocente però, tanto per dire, se ci fosse già il nuovo senato e se – come è probabile – Mantovani fosse stato nominato senatore, la questione sull’arresto sarebbe stata coperta dall’immunità, di cui i consiglieri regionali non godono ma i nuovi inquilini di Palazzo Madama sì.
Tornando al punto: la differenza fra le maggioranze alla Camera e al Senato era una garanzia in più del loro operato e del fatto che le leggi approvate fossero condivise da più partiti. Ora, nell’appiattimento generale, anche questo non c’è più. Togliamo pure il parlamento a questo punto: un governo onnipotente è quel che ci meritiamo.