Mostra del Cinema di Venezia: tiriamo le somme
Si è appena conclusa la settantottesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ed è arrivato il momento di tirare le somme, indagando i film premiati l’ultima sera. Per il secondo anno consecutivo una regista ha vinto il Leone d’oro, ma in qualche modo quello di quest’anno ha un sapore del tutto peculiare, in quanto si tratta di una scelta all’avanguardia che dà al mondo un forte messaggio politico: il diritto di ogni donna di decidere del proprio corpo come tema che non si esaurisce mai.
Infatti il film vincitore, L’Evenement di Audrey Diwan, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Annie Ernaux, racconta la scelta di abortire di una giovane studentessa in Francia nel 1963, undici anni prima della legge promossa da Simone Veil che depenalizzò l’interruzione della gravidanza. Si tratta di un film che pone al centro di tutto il corpo della protagonista, che diventa il luogo allo stesso tempo intimo e collettivo di una battaglia lunga e sofferta. La stessa regista lo ha definito un grido che vuole in qualche modo spezzare il silenzio che ha accolto l’uscita del libro da cui è tratto, un libro ancora oggi molto importante, soprattutto se si considerano tutti i luoghi in cui la situazione di clandestinità è simile a quella inscenata nella pellicola.
Spesso i film selezionati quest’anno si confrontavano con storie al contempo personali e collettive. Il cinema di oggi, pareva suggerirci la Mostra, non si pone limiti: non ha paura di affrontare tutte le sfaccettature e le contraddizioni della nostra storia personale e nazionale. Esempio perfetto è il film di apertura della Mostra, Madres parallelas di Almodovar, in cui storia nazionale e personale sono indissolubilmente legate grazie al personaggio interpretato da Penelope Cruz. Penelope nel film è alla ricerca della verità per un suo bisnonno, desaparecido sotto il governo franchista, e durante questo percorso il caso vuole che rimanga incinta. La sua gravidanza si lega così indissolubilmente alla ricerca di verità e identità personale e questo dà vita a un film che parla della Spagna di oggi, senza però potere e volere dimenticare quella di ieri.
Uno dei temi più indagati di questa edizione è sicuramente la maternità, che ritroviamo anche in un’altra pellicola premiata l’ultima sera: The lost daughter, che ha vinto per la migliore sceneggiatura. Si tratta di una storia tutta al femminile, in cui Olivia Colman interpreta una professoressa universitaria in vacanza in Grecia, rapita dalla visione di una giovane madre, che fa riemergere in lei la memoria della sua maternità. Tratto da un romanzo di Elena Ferrante, il film è il promettente esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal.
Altro film imperdibile è The power of the dog di Jane Campion, che non a caso ha vinto per la miglior regia. In un contesto selvaggio e arcaico dell’America degli inizi del XX secolo Benedict Cumberbatch è un cowboy dalla virilità brutale, a cui lentamente viene fatta cadere la maschera, per svelarne i desideri e le debolezze. Questo western arriverà presto su Netflix ma, per rendere giustizia ai posti incredibili in cui è stato girato, sarebbe da vedere al cinema, regola che, in generale, dovrebbe valere per tutti i film di questa edizione. Infatti, dopo più di anno senza aver avuto la possibilità di sedersi nella semioscurità delle sale, Venezia ha ospitato moltissimi registi che avevano lasciato i loro lavori in attesa, piuttosto che sacrificarli all’implacabile fame delle piattaforme streaming e, in onore di questa scelta, non resta che consigliarvi di andare a vederli al cinema, per goderne molto di più che dallo schermo del vostro pc.
Dal Lido è tutto per questa edizione, buon cinema!
Costanza Rossi
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