Poesia rock: «Muore tutto, vivi solo tu»

Primi di novembre 2007, comunità San benedetto al Porto

Un dolore sordo e il cuore si ammala
– d’un tratto –
deglutisco.
E schiaccio la saliva giù in fondo al mio palato
in alto, all’inizio della gola.
Si arrampica il freddo, (indifferente)
e l’assordante ricordo del suono
12063550_1149105335118209_7244316771800938320_nè lì a simulare
la mia voce sfinita
ad abbassare il suo tono.
Fievole. Schhhhh… Zitti…
Indisturbata e insopportabile a se stessa,
appena soffiata, urla in silenzio.
E la testa rischia
il devastante colpo,
ma non arriva niente.
Ripeto tutto. Ancora e un’altra volta,
e ancora.
Chiudo gli occhi e mi arrampico al ricordo
«Muore tutto, vivi solo tu. Solo tu. Solo tu».
La mente non si arrende, compulsiva non si nega al desiderio
Si arrampica il freddo
Assordante, il rumore sta lì a simulare
schianta le orecchie, ma non accade.
E non arriva niente.
E il sangue gela.
Le vene sono pronte,
trattengo il respiro,
ancora ci provo
l’ago che schizza
che entra
che punge
che spezza.
E rompe il limite, rompe ogni carezza.
Gela il sangue l’incoscienza, batte sorda la costanza
tra la terra e il sottosuolo.
Perché incosciente
Perché pazza
Perché cieca,
provo e riprovo (mai fino in fondo), restando a metà
tra la paura e l’incubo di quel desiderio
che non si può più pronunciare.