Musei: la comunicazione diventa «social»
Lo scorso weekend (13, 14 e 15 ottobre) si è tenuto il Festival del giornalismo culturale 2017, ospitato da tre importanti città marchigiane, Urbino, Pesaro e Fano. Le nuove frontiere della comunicazione museale sono state uno dei temi più discussi; a tal proposito, sono stati presentati i risultati di una ricerca intitolata «Informazione e patrimonio culturale. Come si informano gli italiani; come comunicano i musei». A fornire tutti i dettagli è stata la direttrice dell’Istituto per la formazione al giornalismo Prof.ssa Lella Mazzoli durante l’incontro svoltosi nella Sala del Trono del Palazzo Ducale di Urbino.
Ella ha spiegato che i dati rilevati sono frutto di un’indagine telefonica su un campione di 1.007 persone. Le percentuali rivelano un costante primato della TV come secondo media utilizzato per informarsi sui musei (dopo materiali cartacei come i volantini) e al primo tra quelli desiderati. Ciò, tuttavia, pare non corrispondere alle strategie comunicative adottate dai musei, i quali affermano d’investire in particolare sui social media per tentare di ampliare il loro
pubblico. Il sito web del museo si trova solo al quinto posto e le pagine social dello stessoaddirittura al settimo.Gli italiani preferirebbero trovare informazioni su (nell’ordine): televisione, materiali cartacei, quotidiani e periodici, sito web del museo, portali tematici,radio, newsletter, pubblicità online, social media.
L’intervento del direttore della Galleria
Nazionale delle Marche, Peter Aufreiter, spazza via ogni dubbio a chi avesse mai pensato di tornare a comunicare tramite un mezzo antiquato quale la TV: i costi sono eccessivamente alti e, soprattutto, il nuovo potenziale pubblico da raggiungere è giovane, quindi non c’è soluzione migliore dei social media. La percentuale di chi utilizza i social per informarsi sui musei è, infatti, in aumento; tra i più usati troviamo Facebook (28%), Youtube (15%), Instagram (9%), Pinterest (8%) e, da ultimo, Twitter (5%).
Una ricerca condotta nel 2015 da chi scrive ai fini della redazione di un piano di marketing per il Museo Archeologico Nazionale delle Marche conferma tutti i dati sopracitati, benché il campione fosse molto più piccolo (circa un decimo). Il pubblico giovane utilizza molto i social, in particolare Facebook e Instagram, quest’ultimo diventato sempre più popolare negli ultimi anni; Twitter resta, invece, un social «di nicchia», utilizzato da pochi, soprattutto come canale informativo culturale.
Il problema non sta nei campioni analizzati, ma nel personale museale, poco preparato a un tipo di comunicazione innovativo. Tuttavia, alcune istituzioni, come il Museo Archeologico «Salinas» di Palermo o la Galleria Borghese a Roma hanno investito moltissimo (tempo, perché di denaro ne basta poco) sulle nuove tecnologie social ottenendo ottimi risultati. «C’è chi sa comunicare e chi è antiquato», sono, appunto, le parole di Lella Mazzoli, la quale si augura una maggior apertura dei musei ai nuovi strumenti di comunicazione.
Laureata in Economia dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, frequento la magistrale in Marketing e Mercati Globali all’Università di Milano-Bicocca. Innamorata della cultura, nel mio piccolo cerco di diffonderla il più possibile.