Charlie: chi era l’unica vittima donna?
Noël, ça fait vraiment chier. Sur le divan de Charlie Hebdo
Elsa Cayat
Editions Les Echappes – 2015 – 13,90 euro
Elsa Cayat, psichiatra e psicanalista, è stata l’unica donna a perdere la vita nell’attentato alla redazione del settimanale Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015. Nella prefazione di Alice Ferney, la Cayat viene descritta come una donna incredibile, forte e con una voglia di vivere contagiosa. Viene ritratta come una donna dalla voce decisa, realista ma allo stesso tempo sempre ottimista. Elsa Cayat prende spunto dai più grandi dibattiti della società o dagli aneddoti raccontati dai suoi pazienti per analizzare i problemi inerenti l’umanità e mostrarci così che ciascuno di noi ha dentro di sé le risorse necessarie per la felicità. Il libro analizza dei temi rilevanti e attuali, cari al giornale parigino Charlie Hebdo. Nelle parole si trovano le chiavi della nostra libertà e la possibilità di godere della magia della vita e del mondo, scrive la Cayat, che curò per un anno la rubrica «Charlie Divan». Questa donna libertaria appassionante, ottimista e idealista ci offre la sua visione singolare dell’essere e della società. Sulla base del suo rapporto e dialogo continuo con i suoi pazienti, si pone delle domande che toccano temi come l’eutanasia, l’omosessualità, la famiglia tradizionale, la maternità surrogata, il matrimonio, il godimento, la legalizzazione della cannabis che vanno poi a riflettersi nelle vicende politiche attuali. La vignettista Catherine Meurisse rappresenta brillantemente con i suoi disegni i temi trattati nel libro.
Tra questi troviamo la questione dell’eutanasia correlata alla morale cristiana. «L’uomo è un essere autonomo e responsabile oppure il suo corpo appartiene alla società?». La questione della morte è correlata con quella della vita. Voler mantenere artificialmente in vita una persona che soffre atrocemente contro il suo volere, significa non dare più valore alla vita ma esaltare la morte. Un altro tema tocca coloro che manifestano contro l’omosessualità e la teoria del gender. I movimenti pro-famiglia tradizionale non sono semplici da capire. Anche se il mondo ha sempre oscillato tra un desiderio di libertà e uno di autorità, secondo la Cayat questo ritorno alla famiglia concomitante al nazionalismo e alla paura verso lo straniero è fortemente inquietante. Curiosamente, assistiamo oggi a un fenomeno assurdo, che è quello della rivendicazione delle famiglie eterosessuali di rappresentare l’unica famiglia in assoluto. Come se le famiglie eterosessuali garantissero esclusivamente l’amore familiare e quelle omosessuali fossero un cancro per la società. L’autrice mostra delle verità talmente forti che talvolta si vorrebbero nascondere, ma poi ripensandoci, si può comprendere che ha ragione. «L’uomo è un essere umano che senza il sapere ha paura di tutto. Uno dei problemi più profondi dell’uomo è la paura dell’abbandono». E poi: «Il capitalismo ha modificato la vita in tutte le sue forme: ha portato l’uomo a essere solamente una macchina di produzione. I beni materiali sono divenuti lo scopo della vita umana. Ora l’uomo non si attribuisce più nessun valore profondo e intellettuale, in quanto il suo fine ultimo è solamente quello di apparire» e «La penalizzazione della cannabis parte dal presupposto che è meglio proibire che essere solidali con gli uomini che ne soffrono. Quanto più lo Stato tenta di controllare e dire no, tanto più si rinforza la dipendenza. Il terrore dell’uomo non è quello di morire, ma di vivere, di essere felice e libero» Cos’è il razzismo? «È l’odio verso lo straniero, che in realtà abbiamo verso noi stessi, ma proiettiamo sull’altro». «Abusare dell’altro non è un segnale di forza, abusare è sinonimo di alienazione e di negazione di se stesso e dell’altro».
La libertà di Elsa Cayat era forse così forte e volta vero un mondo felice, che talvolta rifiutava la realtà che andava contro la sua idea di libertà e autonomia. Questa ambizione che la psicanalista ha affrontato può darci degli spunti e delle riflessioni alle nostre domande ancora irrisolte.