Negazionismo: una legge sciocca e illiberale
A costo di essere impopolari ed essere ritenuti ingiustamente antisemiti, non possiamo che schierarci contro la legge «contro il negazionismo». Negare l’esistenza dell’olocausto sarà ancora possibile dentro le mura di casa propria, mentre saranno puniti i casi in cui «la propaganda, l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondino in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra», come spiegato sul sito della Camera, ultima ad aver licenziato questa proposta di legge.
È davvero difficile mettere su un’immaginaria bilancia i pro e i contro di questa norma: senza dubbio porrà un freno a un’ideologia idiota e anacronistica come il negazionismo, ma d’altra parte è assolutamente impensabile che questa norma possa porre rimedio all’antisemitismo e all’ignorante diffusione della convinzione che l’olocausto non sia mai avvenuto. Una norma inutile? No. Non è l’inutilità il difetto di questa legge: si tratta di un provvedimento assolutamente illiberale. Al di là della cosiddetta legge Mancino, che pone come aggravante degli atti di violenza la discriminazione per qualunque motivo (a parte l’omofobia: la legge per aggiungerla giace al Senato), che paventa lo spettro di spaventosi processi alle intenzioni, come se fossero queste a rendere un atto più grave; al di là di questo, punire la «propaganda» fondata sul negazionismo – nel caso in cui ci sia «concreto pericolo di diffusione» – anche senza conseguenze fattuali, è quanto di più contrario alla democrazia esista. La propagazione di idee talmente assurde da divenire folli – negare l’esistenza della Shoah è forse al pari di affermare che la Terra è piatta – non dev’essere vietato per legge. «Sono sempre pronto a denunciare ogni forma di negazionismo, ma vietarlo per legge è reato», ha commentato ieri il filosofo Corrado Ocone, che in un articolo su L’Intraprendente, ha poi aggiunto: «Il negazionismo è, come direbbe quel tale, più di un crimine: è una grossolana fandonia. Come tale esso va combattuto con le armi della critica ragionata, della persuasione, della cultura e anche della satira. Farlo diventare un crimine finisce per dargli una dignità che non ha, senza considerare il fatto che non sarà certo la previsione di incorrere nei rigori della pena che farà recedere lo stupido e l’ignorante dalla propria stupidità e ignoranza. Elevando il negazionismo a reato, lo si rende persino affascinante presso i tanti deboli di mente che subiscono il fascino del perverso e del proibito: da oggi, ahimé, si crederanno ribelli ed eroi della libertà!».
Siamo tutti d’accordo che la Shoah sia un evento storico realmente accaduto, ma affidare allo Stato la scelta (e la conseguente censura) di quali siano le verità ufficiali e quelle da abbattere è un altro discorso. Agire in questo modo crea un pericoloso precedente: non sia mai che – ci scusino i lettori per la scarsa fiducia che riponiamo nell’autorità statuale – per qualche motivo i negazionisti del 2020 possano essere i sostenitori (e i propagandisti) del successo elettorale di Silvio Berlusconi nel 1994. Ovviamente questa è una provocazione, ma non c’è motivo logico e razionale per pensare che sia un’ipotesi talmente assurda da non potersi assolutamente verificare.
L’antisemitismo e le ipotesi negazioniste si combattono in modo diverso, senza l’intervento – alquanto deleterio – dello Stato: è necessario un intervento sociale e culturale, senza sfociare in quella che Ocone chiama «deriva regolatrice e normativistica della nostra legislazione, che sempre più si assume compiti che non sono assolutamente suoi».
Come per il femminicidio, si sta cercando di arginare un fenomeno che indubbiamente esiste nel modo più immediato ma meno efficace: calando dall’alto una punizione che, se davvero servisse, avrebbe già manifestato i suoi benefici effetti a proposito di tutte le azioni già sanzionate. Qui poi si rischia di percorrere il pericoloso sentiero che porta al giudizio delle opinioni e non dei fatti: ciascuno ha il diritto di esprimere e manifestare il proprio pensiero finché non lede la libertà altrui di fare lo stesso, e di vivere con serenità la propria vita. Affermare che l’Olocausto non sia mai avvenuto lede forse la sensibilità del popolo ebraico, che però ha tutti i mezzi per stigmatizzare folli idee come questa, e questo dà vita a un dibattito, fonte della giovinezza di qualunque democrazia, che può benissimo essere anche fra mentecatti e persone pensanti.
Nessuno smetterà di essere negazionista solo perché è vietato dirlo, il negazionismo si eleva così a cosa proibita e, si sa, nei momenti di difficoltà economica e sociale è proprio il proibito (e non l’idiozia pubblicamente ritenuta tale) a esercitare il più forte fascino.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Non capisco il senso dell’intervento, forse provocatorio sicuramente fine a se stesso: la nuova legge è anche troppo morbida. I negazionisti andrebbero puniti a priori, basta che dicano anche al proprio cane che l’olocausto non è mai esistito. A questo serve lo Stato, a punire i coglioni