No Vax: ignoranza razionale
La rete è stata certamente uno dei fattori che ha contribuito al diffondersi di teorie antiscientifiche come quelle dei No Vax, il che è davvero ironico, se si pensa che il web è nato proprio in ambito scientifico per favorire la comunicazione tra i ricercatori. Tuttavia, essa da sola non basta a spiegare cosa spinga certe persone non solo a non seguire, ma addirittura a combattere con odio la scienza ufficiale.
Probabilmente ci sono ragioni culturali e antropologiche dietro tutto ciò, ragioni che nascono a metà del secolo scorso, quando da una società prettamente religiosa e povera si passa a una società laica e consumista. Da lì in poi, il progresso scientifico e tecnologico (ed economico) ha aumentato l’aspettativa di vita e ha inoltre “razionalizzato” il pensiero delle persone. Infatti, il modo di pensare logico-razionale è diventato dominante, soppiantando quello irrazionale e religioso.
Il pensiero scientifico funziona così: ci si pone delle domande, si formulano delle ipotesi e poi, tramite la ricerca, si trovano le risposte. Un modello, questo, che è stato trasmesso a tutti, eppure è proprio nella società resa così razionale che troviamo casi come quelli dei No Vax. Al contrario, nella vecchia società dominata dalla religione, la scienza medica non era affatto osteggiata (il medico era un’autorità al pari del prete) seppur convivesse con santi e santini, sedicenti guaritori e settimini.
Questo perché chi veniva colpito dalla disgrazia di una malattia o dalla morte di una persona cara non cercava una causa, una ragione di ciò, riusciva semplicemente ad accettarlo. C’era una cultura che accoglieva l’idea della sofferenza e della morte. L’uomo contemporaneo, invece, pensa che ci sia una soluzione per tutto. Se si ha male si prende un antidolorifico, se ci si ammala, un farmaco.
Molti tra coloro che dubitano dell’utilità dei vaccini non sono né stregoni né gli ultimi ignoranti. Ad esempio, Andrea Grignolio, docente di storia della Medicina alla Sapienza di Roma afferma nel suo libro «Chi ha paura dei vaccini» che «i genitori che hanno paura dei vaccini sono dei quarantenni che hanno un livello culturale medio alto e sono economicamente benestanti». Si tratta di persone che si fanno delle domande e cercano delle risposte che però non sono in grado di trovare, perché, da un lato, non ne hanno le competenze e dall’altro, la scienza stessa non le ha ancora fornite. Così, succede che, cercando di capirci qualcosa, una persona si dia delle risposte sbagliate (come collegare l’autismo ai vaccini) o, esasperata, finisca per convincersi di qualche bufala letta sul web.
Insomma, come uno scienziato, l’uomo comune cerca razionalmente delle risposte, ma, a differenza del primo, non possiede tutti i mezzi culturali per trovarle e finisce per fare un danno a sé e agli altri. Allora, anziché stare sui social ad apostrofare chi è scettico sui vaccini come stregoni o barbari ignoranti si dovrebbe cercare di dialogare con loro. Dietro alle loro convinzioni sbagliate si celano casi umani di dolore e paure che lo schermo del computer non ci permette di cogliere.
Nato nel 1993, felicemente piemontese. Dopo gli studi di ragioneria, mi sono addentrato in quelli di Lettere, conseguendo la laurea triennale. A breve, arriverà anche il titolo magistrale.
Articolo condivisibile ma con una visuale molto limitata. Io non sono assolutamente contro i vaccini, ma occorrono dei distinguo. L’obbligo vaccinale è scientificamente una sciocchezza. La necessità dei vaccini dipende dallo stato di salute del singolo è dalla probabilità di contrarre una certa malattia nel gruppo in cui si vive. Non vaccinare una persona ragionevole di salute è un grande rischi, ma anche vaccinare una persona ad un rischio improbabile è una sciocchezza, dato che impegna il sistema immunitario in una attività inutile è potrebbe avere strascichi anche per le generazioni a venire. Le malattie potenziali contro cui vaccinarsi sono potenzialmente milioni. Io sono vaccinato penso contro una decina, ho fatto varicella è morbillo nell’ infanzia è sono sopravvissuto. La mia salute è addirittura migliorata con i vaccini militari fatto a 25 anni. Non sono vaccinato contro la rabbia (primo vaccino della storia), il colera, la malaria o la febbre gialla ma mi farei vaccinare se andassi a vivere in posti dove esiste un rischio reale anche piccolo. Invece sono vaccinato contro il vaiolo, ma non penso di essere mai stato esposto, anche in viaggi all’estero, a tale rischio. Inoltre ci sono enormi interessi economici sulla produzione dei vaccini (che dovrebbe essere gestita in ambito militare, dati evidenti interessi di sicurezza sociale) e i vaccini non iniettati in tempi brevi devono essere stabilizzati con sostanze piene di controindicazioni per assicurarne la conservazione. Insomma il discorso è molto complesso, contiene dimensioni poco considerate è andrebbe lasciato agli esperti del consiglio nazionale della salute e all’ONU più che ai politici o ancor peggio a cittadini più o meno invasati.