Noi giustizialisti e i politici ci aiutano

fatto

Siamo sempre stati dei giustizialisti, convinti che un avviso di garanzia non arrivi a chiunque e che quindi i politici o i dipendenti della pubblica amministrazione che risultino indagati debbano dimettersi all’istante. In caso di innocenza saremo i primi a scusarci, in caso di colpevolezza abbiamo impedito che il denaro (e il potere) pubblico rimanesse ulteriormente nelle mani di chi non agisce per il bene della collettività.
Di fronte all’arresto di Giuseppe Ferrandino (con un coinvolgimento – non penalmente rilevante – di Massimo D’Alema), sindaco democratico di Ischia per corruzione, però, ci pieghiamo anche noi: non si può continuare così: cade un politico dopo l’altro. A chi mi riferisco? Per gli smemorati ecco un’antologia – senza pretesa di completezza – dei buoni funzionari dello Stato da fine dicembre ad oggi: Massimo Romagnoli, ex deputato di Forza Italia, arrestato il 18 dicembre 2014 per traffico d’armi; Gigi Riserbato, sindaco di Trani, è finito in manette il 20 dicembre per associazione a delinquere; il 28 gennaio 2015 è toccato a Giuseppe Pagliani, consigliere comunale azzurro a Reggio Emilia, in quanto affiliato – secondo l’accusa – alla ‘ndrangheta; il 3 febbraio viene arrestato Roberto Loielo, sindaco di Nardo di Pace (Vibo Valentia) già dichiarato incandidabile, per truffa; esattamente un mese dopo cade anche Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, accusato di estorsione; il 17 marzo Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, è stato arrestato a Bruxelles per tangenti e infine (il 27 marzo) Antonio Iannone, assessore leghista di Pieve Fissiraga (Lodi), è stato trovato in possesso di droga.
Siamo d’accordo che arresto ed indagini sono due cose ben diverse, però una tale incidenza è davvero sospetta. Sarà colpa dei Cinque Stelle e di noi che ne parliamo? O forse abbiamo una classe dirigente che fa schifo?