Non è colpa degli italiani se percepiscono troppi stranieri
In questi giorni sono stati diffusi dei dati che, non c’è dubbio, dovrebbero quantomeno innescare un serio dibattito pubblico, a più livelli. Ci si riferisce alla percezione che gli italiani hanno della popolazione straniera nel nostro Paese. Come è possibile agilmente evincere dal grafico qui riportato, l’impressione dei nostri connazionali non corrisponde alla realtà, anzi, è distorta non poco. Infatti, stando a questi numeri raccolti da Eurobarometer/Eurostat, i cittadini del Bel Paese sono convinti che il 24% dei suoi abitanti sia straniero, mentre solo il 7% lo è davvero. Questo aspetto che è stato rilevato dai ricercatori, in una società che, volente o nolente, è dipinta da tante, differenti sfumature etniche e culturali deve spingere, come già auspicato, a maturare delle riflessioni.
Di primo acchito, viene spontaneo attribuire la responsabilità di questa erronea visione alla manipolazione mediatica, soprattutto riconducibile alla propaganda partitica. Il primo soggetto politico verso il quale viene naturale puntare il dito è senz’altro la Lega (Nord), la quale, fin dai primi vagiti emessi, ha sempre fatto leva sulle problematiche legate ai flussi migratori in entrata. È rimasto certamente nel ricordo di molti il manifesto elettorale che qui alleghiamo.
È esplicita la similitudine che viene creata tra l’arrivo di migranti nel nostro Stato e la conquista dell’America a opera degli occidentali, i quali hanno commesso un vero e proprio genocidio di indigeni, confinando in aree ristrette i sopravvissuti. L’interpretazione del fenomeno nostrano da parte dei leghisti è miratamente iperbolica, al fine di suscitare un’emozione nel destinatario tale che lo induca a mettere una croce sul simbolo padano; tuttavia, aver dipinto gli immigrati come fautori di una vera e propria invasione a nostro danno ha certamente contribuito a falsare la lettura della realtà.
Ciononostante, risulterebbe riduttivo e superficiale addossare ogni colpa esclusivamente agli spot elettorali. Soprattutto, gli italiani ne uscirebbero come buzzurri, meschini, retrogradi: razzisti. Questo non è vero o, come miriamo a sostenere, lo è solo parzialmente.
Nell’analisi di questo scenario, infatti, sarebbe opportuno consultare anche altre cifre. Andandosi a documentare sulla popolazione carceraria italica, si scopre che il 33% dei detenuti è cittadino estero, ben 1 su 3. Qualcuno potrebbe ribattere facendo notare che i restanti due terzi sono nati sotto il tricolore sventolante, ma è ben preoccupante sapere che, a fronte di una presenza non poi molto consistente di soggetti stranieri sul territorio nazionale, così tanti albergano nelle nostre patrie galere.
Da quanto apprendiamo dall’Associazione Antigone, contattata lo scorso 30 luglio da SkyTg24, però, dal 2008 a oggi, pur essendo aumentato il numero di stranieri regolarmente residenti qui, quello dei carcerati non italiani si è abbassato, passando da 21562 a 19868, complice, secondo quest’organizzazione, una migliore integrazione. Ciò, evidentemente, non è stato sufficiente agli occhi dei nostri connazionali. La criminalità, infatti, esercita un impatto molto emotivo sulla società e la scuote nel profondo, producendo anche le distorsioni su cui stiamo riflettendo. Qui non si intende giudicare oltre ciò che già l’autorità giurisdizionale ha operato, ma è palese la sussistenza di un oggettivo problema di legalità tra gli immigrati che inquieta parecchio i nostri concittadini.
Più banalmente, infine, questa errata convinzione può essere dettata dal fatto che si tende ancora a valutare come straniero chi ha tratti differenti dai nostri, mentre costui potrebbe già aver acquisito la cittadinanza italiana e non risultare, dunque, nel computo delle persone estere che vivono nel Paese.
Classe 1995, laureata in giurisprudenza.
Il diritto e la politica sono il mio pane quotidiano, la mia croce e delizia.
Vi rassicuro: le frasi fatte solo nelle informazioni biografiche.