Non siamo pronti per far votare i 16enni

Danilo Toninelli in questi giorni ha presentato una proposta di legge per estendere anche ai sedicenni il diritto di voto alle elezioni politiche. Si potrebbe dire che questa idea segue essenzialmente due filoni: 1. quello che trascina la maggiore età (o alcuni diritti che essa si porta dietro) verso età sempre inferiori, basti pensare che non secoli fa si diveniva maggiorenni a 21 anni; 2. quello che porterebbe a «bilanciare» il peso dei vecchi alle elezioni, visto che la fascia d’età medio-alta comprende un numero sempre maggiore di cittadini.
Fin qui due motivazioni sensate, ma la domanda è un’altra: i sedicenni sono pronti ad assumersi una responsabilità così grande come il voto? Qui è necessaria ovviamente una generalizzazione, neanche così tanto forzata e innaturale, dal momento che al voto andrebbero tutti i sedicenni. Pur odiando i luoghi comuni, non possiamo negare che per i giovanissimi (anche maggiorenni) la politica sia diventata sempre di più una realtà estranea. Basta manifestazioni, basta lotta di idee, basta confronto. E non temiamo di scadere in un pessimismo cosmico se affermiamo che a una buona fetta di sedicenni sono sconosciuti gran parte dei fondamenti di diritto pubblico: provate a chiedere a uno studente delle superiori quale potere viene eletto alle politiche, qual è il potere delle regioni, o qualunque altra nozione sul funzionamento dello Stato che è (teoricamente) necessaria per un voto consapevole. Certo, si dirà, anche una buona fetta dei «vecchi» è ignorante in materia, ma questo non deve divenire l’alibi per un appiattimento generale sul piano dell’ignoranza.
No, i sedicenni non sono assolutamente pronti per votare. Non (solo) per colpa loro, anche per colpa di un sistema scolastico che non permette loro di conoscere l’educazione civica, confinata nei casi migliori in qualche ora dell’ultimo anno. È un circolo vizioso in cui la politica non si fa capire dai giovani e al contempo i giovani non sono interessati a capire la politica. Con le dovute eccezioni, ovviamente, ma qui stiamo parlando di una proposta di cambiamento radicale che coinvolge una fetta della popolazione sulla base dell’età e non dell’interesse verso la res publica. Permettere anche ai sedicenni di votare deve essere la conseguenza di una profonda cura all’ignoranza in merito al diritto pubblico. Solo così i giovani potranno bilanciare il potere dei vecchi, i quali pur magari ignoranti hanno un’esperienza sulla quale basarsi quando scelgono.