La nostra coscienza deriva da un «maxi neurone»
«Nulla atterrisce più di uno specchio una coscienza non tranquilla» scriveva Luigi Pirandello ponendo una questione che dalla notte dei tempi tormenta l’uomo. Cos’è la coscienza e come condiziona la vita di ognuno noi?
Fino a oggi la soluzione era stata riposta nella psicologia, nella filosofia o nella religione e nessuna prova scientifica era mai riuscita a risolvere l’enigma.
La soluzione è stata trovata dai ricercatori dell’Allen Institute for Brain Science di Seattle, guidati da Christof Koch, neurologo statunitense presidente dell’istituto, che hanno scoperto la fonte della consapevolezza, ovvero il neurone della coscienza.
Il neurone della coscienza è una cellula nervosa che secondo alcuni studi risulterebbe situata nel claustro, ovvero una sottile lamina di sostanza grigia in cui potrebbero risiedere la coscienza e le emozioni, che risulta interconnessa con tutte le altre cellule nervose presenti.
In pratica è come se fosse presente nel nostro cervello un maxi neurone che comprende e tocca tutti gli altri avvolgendo completamente tutto l’organo cerebrale. Per il raggiungimento di questa scoperta si devono ringraziare oltre che gli scienziati anche i topi, attraverso i quali è stato possibile mappare i tre neuroni presenti nel claustro.
Infatti i topolini erano stati geneticamente modificati in modo tale che le loro cellule nervose producessero una proteina fluorescente, ed è stata proprio quest’ultima a permettere a Koch e alla sua squadra di fotografare i neuroni riuscendo in seguito a descrivere il loro sviluppo tramite una tecnica di ricostruzione in 3D.
Ciò che emerge è che nel claustro sono presenti tre neuroni connessi con le regioni del cervello addette alle informazioni sensoriali e quindi al comportamento e che uno di essi oltre a essere più imponente abbraccia anche l’intero cervello «come una corona di spine», per usare la similitudine di Koch.
Sebbene questo sia un enorme passo in avanti la ricerca certamente non si ferma qui e gli scienziati continueranno a mappare i neuroni sperando di trovare qualche inizio ulteriore che ci spieghi finalmente come funziona la nostra coscienza e forse sarà in quel momento che l’uomo capirà il perché delle proprie decisioni dei propri ragionamenti.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.
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Caro Ernesto, la ringrazio per il suo imperdibile commento. Non so cosa c’entrino i risultati accademici di Luisa Bizzotto con quanto scrive su queste pagine, che è l’unica cosa che interessa al sottoscritto e (spero) anche ai nostri lettori. Se lei ha qualche motivo per criticare la nostra collaboratrice è liberissimo di farlo, ma – la prego – scelga delle motivazioni consone al luogo in cui pubblica la sua critica, solo così potrà portare a un miglioramento. Se invece lei critica e “demolisce” solo per il gusto di farlo, allora non vedo che senso abbia pubblicare il suo commento.
Un cordiale saluto