Nostalgia novanta

Chi vi scrive lo ammette, è un grande fan di Piotta. Per chi non lo conoscesse si tratta di un rapper romano che è sulla scena dagli anni ‘90 e proprio i suoi primi pezzi sono i più riusciti. Sarà forse per le sonorità leggere, o forse per i testi scherzosi, ma soprattutto perché ricorda l’infanzia e una Roma completamente diversa dall’attuale, sebbene sia passato così poco tempo. Una Roma che, passata la violenza degli anni ‘70 e l’eroina degli anni ‘80, provava a guardare al futuro con ottimismo. Dopo qualche anno sarebbe arrivato il 2000, ci sarebbe stato il Giubileo e poi l’Euro. Ancora non si sapeva quale spreco sarebbero stati. Rutelli varava ambiziosi piani per le periferie, le cosiddette nuove centralità. In pochi capirono che si trattava dell’ennesimo regalo ai palazzinari. La città era più vivibile, i cantieri infiniti della Metro C e della Tiburtina erano ancora chiusi. Anche il tipico coatto romano, motteggiato da Piotta e Verdone, è cambiato. Si è abbrutito come la città.

Allora, forse, oggi il vintage va tanto di moda non perché esteticamente ci può dire ancora qualcosa, ma perché ci riporta indietro a tempi in cui stavamo oggettivamente meglio. La memoria e il ricordo incidono incredibilmente sui nostri gusti. Stavamo meglio quando stavamo oggettivamente meglio.