Note a margine sulla Grazia veneta ai giornalisti
Ci sono mestieri incompatibili e di conseguenza anche cambi di lavoro improbabili a causa dei quali l’individuo avrebbe un non indifferente conflitto di interessi: un criminale che diventa magistrato, tanto per fare un esempio, che credibilità avrebbe? E lo stesso discorso vale quando un giornalista si dà alla politica, sebbene i precedenti – anche nomi «celebri» – siano numerosi. L’altroieri in Consiglio Regionale del Veneto è stata discusso l’emendamento promosso dal consigliere Pietrangelo Pettenò per rendere ineleggibili i giornalisti iscritti all’Albo. Che una decisione che si dovrebbe prendere animati dalla propria etica diventi legge è, a nostro avviso, una follia. L’emendamento, soprannominato «Grazia» a causa del suo fautore Raffaele Grazia, è stato ritirato ieri con la motivazione, secondo quanto riporta il Corriere del Veneto, «Tanto i pennivendoli non hanno i voti per arrivare fin qui», parola di Raf.
Il dubbio che è venuto a molte «malelingue» è che questo emendamento – lanciato per essere poi ritirato – sia da leggersi come una risposta alle affermazioni dei «pennivendoli» veneti contro l’entourage di palazzo Ferro Fini che, come dice il direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello, «se ne stanno riparati e tranquilli a votare leggi a volte improbabili anziché vivere il fronte caldo delle città e dei paesi dove la realtà si tocca con mano». Attendiamo conferme o smentite.
Tito G. Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Bella porcata di Grazia! Felice di non abitare in Veneto