Usa: Obamacare, ok a discuterne ma no alla revoca
Per un voto Donald non c’ha perso la faccia: con 51 voti a favore e 50 contro, il Senato americano intende riaprire il discorso sull’Obamacare, la riforma sanitaria divenuta il simbolo della passata presidenza. John McCain e il vicepresidente Mike Pence sono tra coloro che hanno fatto la differenza in questa fase difficile per Trump. Non lascia adito a interpretazioni il suo commento in merito: l’Obamacare «sta torturando gli americani», «i democratici hanno preso in giro la gente abbastanza. Respingetela o respingetela e sostituitela! Ho già la penna in mano».
In merito alla riforma sanitaria, Susan Collins e Lisa Murkowski, repubblicane moderate rispettivamente del Maine e dell’Alaska, si sono schierate contro la riapertura del dibattito. La risposta di Trump è stata quasi istantanea su Twitter: «Abbiamo due repubblicani che sono andati contro di noi, cosa molto triste. Molto, molto triste, per loro». La tensione in merito è ovvia se si pensa che Donald Trump ha fatto dell’abolizione dell’Obamacare un mantra sin dalla campagna elettorale: stiamo parlando di una delle grandi promesse in nome della discontinuità con la presidenza democratica.
Il problema però è chiaro: e dopo? Se la riforma sanitaria venisse semplicemente abolita, nei prossimi 10 anni sarebbero 32 milioni i cittadini americani senza assistenza sanitaria, e potremmo assistere al raddoppio dei premi assicurativi. Ma l’alternativa repubblicana all’Obamacare è stata già bocciata dal Senato. Anche se è lecito supporre che tutt’al più assisteremo a un indebolimento dell’Obamacare, ma è difficile (e sconsigliabile in vista delle elezioni di mid term) arrivare a togliere in un decennio l’assistenza sanitaria a 32 milioni di cittadini votanti che si vedrebbero togliere un diritto da poco conquistato. E infatti il Senato ieri ha bocciato la revoca dell’Obamacare, grazie anche ai voti di sette membri del Grand old Party.
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