Palazzo Pitti accoglie Gucci: continua il dialogo arte-moda
Lo scorso 29 maggio si è tenuto a Firenze il tanto atteso fashion show di Gucci. La casa di moda, dopo il «No» ricevuto dagli ateniesi per l’utilizzo dell’Acropoli, hanno veicolato il loro interesse su Palazzo Pitti, baluardo rinascimentale nel centro storico del capoluogo toscano.
Da quando Alessandro Michele è diventato creative director della maison, tutte le sfilate di Gucci sono state organizzate come un vero e proprio evento. In quest’occasione, come a Westminster lo scorso anno, la collezione è stata presentata in una cornice scenografica; inoltre, tra i modelli – appartenenti a tutte le etnie – c’era perfino Francesco Bianconi dei Baustelle, che nell’ultimo tour ha sempre indossato Gucci. Tra gli ospiti illustri c’erano Nada, Jared Leto, Dakota Johnson, Elton John.
Il nome di una pianta esotica e mortale, Urtica Ferox, è stato scelto come titolo dello show che si è tenuto in sette delle ventotto sale della Galleria Palatina, in ciascuna delle quali era presente un suonatore d’arpa. Sulle pareti nientepopodimeno che dipinti del Raffaello, del Perugino, del Guercino e di altri famosi artisti del glorioso Rinascimento italiano. Il prezioso pavimento in parquet è stato coperto da una moquette giallo senape e sulla tela degli sgabelli riservati al pubblico figuravano stampati i celebri versi di Lorenzo il Magnifico: «Quant’è bella giovinezza / che si fugge tutta via / chi vuol essere lieto sia / di doman non c’è certezza.». Tutta la collezione, insomma, è ispirata in modo evidente al Rinascimento: «Mi sono sempre sentito legato al Rinascimento perché è un periodo in cui tutto si è trasformato», ha detto Michele. Lo spunto iniziale era legato al mondo antico (Grecia e Roma), ma dopo il rifiuto di Atene l’ottica si è spostata verso il «grande passo successivo nella storia della civiltà».
I capi presentati sono stati 115, maschili e femminili, estivi e invernali, che richiamano con abbondanza e opulenza la neo-classicità in un modo eccentrico ma allo stesso tempo raffinato. I colori sgargianti, dorati e elementi come alloro, ghirlande, turbanti e veli alludono alla ricchezza delle antiche corti dell’epoca. Il tutto accompagnato da temi nuovi come il gioco del logo intercambiabile: con «Guccify Yourself», «Guccification» e «Guccy», Alessandro Michele ha reinventato lo stile dell’epoca, definendo il «Rinascimento di Gucci: iniettato di rock’n’roll».
L’affitto delle sale di Palazzo Pitti è costato alla maison circa 200mila euro e la promessa di uno stanziamento triennale di due milioni di euro per il restauro dei Giardini di Boboli. Dal ministero, Dario Franceschini ha approvato la scelta di Gucci: «Anche la moda è parte del patrimonio culturale e della storia del nostro paese dove il gusto, l’eleganza e l’educazione al bello fanno parte del nostro quotidiano. Il legame tra moda e arte è sempre stato molto stretto e ha spesso favorito occasioni d’incontro suggestive e uniche». Ha poi aggiunto: «Ritengo molto positivo che queste due eccellenze, parti integranti della cultura e della creatività, stiano dialogando con sempre maggior coraggio».
Laureata in Economia dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, frequento la magistrale in Marketing e Mercati Globali all’Università di Milano-Bicocca. Innamorata della cultura, nel mio piccolo cerco di diffonderla il più possibile.